venerdì 7 marzo 2008

Wilma

Wilma è benestante, anche se vive in modo semplice. E’ una signora a modo che viene da una famiglia di avvocati e che si vanta di essere stata 3 volte in Europa. Con le sue innegabili piccole manie da settantenne, certo, ma anche aperta di spirito e attiva.

Eppure Wilma fa una cosa strana, assurda direi, che ha dell’incredibile ai miei occhi.

Wilma ha deciso che essendo relativamente benestante non ha senso che chieda dei soldi ai suoi giovani affittuari. Cioè sì, un pro forma ce lo chiede, che basta a pagare la nostra razione di bollette, suppongo. Quando mi ha detto il prezzo le ho chiesto conferma tre volte. Che cosa ha detto? Pensavo fosse pazza, e ho accettato senza chiedere tante spiegazioni. E poi le ho parlato, e ho capito che è tutto tranne che stupida. E poi ho pensato. Come vivrebbero i ragazzi di sotto se non ci fosse lei a proporre questo ridicolo affitto? E quante cose in più potrò permettermi io con i soldi che mi consente di risparmiare? Eppure ancora non mi raccapezzo, mi sento quasi una ladra, e mi domando ancora. Ma come è possibile che una persona rinunci volontariamente a un tanto facile, e per di più onesto guadagno? Mi viene in mente un libro di diritto di Andrea che ho sfogliato un giorno per caso. Mancato guadagno uguale perdita. Logico.

Logico un cazzo. Wilma non la pensa così, e i pazzi siete voi. Il suo mancato guadagno è un guadagno enorme, un guadagno vitale, per almeno altre due persone. E lei non ci perde proprio niente, niente di niente, di niente.

Nessun commento: