mercoledì 12 marzo 2008

Orisha parla II

Domenica mi sembra di aver finalmente conquistato Orisha, di aver sciolto un po' della sua ruvida scorza. Sono scesa di mattina nella cucina-gabbia, mentre lei preparava qualche intruglio indefinito di frutti strani (che tra l’altro si è rivelato buono). Le ho fatto un po’ compagnia in silenzio, e poi mi sono messa a leggere sotto una pianta del “giardino”. Dopo un po’ che ero lì per i fatti miei lei è venuta lì a sedersi di fianco a me e abbiamo cominciato a chiacchierare del più e del meno, nella brezza del pomeriggio. Più tardi, quando sono salita nella mia cucina dicendole che mi aveva ispirata a cucinare, lei inizialmente mi ha fatto il verso, sfottendo al tempo stesso il mio accento e la mia mielosità. “Iu inspaird mi!”. Poi però è salita in cucina con me e si è messa a ripescare le carote nella mia zuppa dicendo che non le avevo tagliate bene. Era la prima volta che era lei a cercare me, che era lei a venire nel mio territorio. E ancora più tardi è tornata a chiedermi uno shampoo per i suoi rasta, e quando le ho mostrato quello per capelli biondi ci siamo messe a ridere. Mi continuava a punzecchiare, ma senza cattiveria: si divertiva a vedermi sbuffare. Alla fine andandosene mi ha fatto un regalo inaspettato. “Vieni giù dopo cena, ti leggerò le mie poesie”. Era tanto che glielo chiedevo.

Quindi verso le dieci ci siamo improvvisate in questa speciale session poetica, in cui lei mi ha letto prima i versi dei suoi scrittori preferiti e poi qualcosa di suo. Recitava ad alta voce come un’attrice, all’inizio timidamente, poi con più sicurezza. Devo dire che erano bellissimi, anche se difficili: la poesia in inglese mi è ancora totalmente inaccessibile. Ma la cosa più bella era vedere lei che si apriva, si lasciava osservare, e poi mi chiedeva: “Ti piace? E perché ti piace? Dimmi cosa ti fa venire in mente, dimmi quello che ti evoca”.

1 commento:

Silvia ha detto...

Sono rapita dalla tua capacità di aprire spiragli sulla tua vita trinidadiana, con un'ironia, leggerezza e empatia che attraverso nellla scrittura annullano la distanza fisica che ci separa. Vorrei dirti grazie per aver "aperto" le pagine del tuo diario. E' un vero regalo. Ti leggo e ti vedo, ascolto le tue conversazioni, vedo le espressioni del tuo viso in questa tua nuova, immensa avventura. Un bacio