martedì 26 agosto 2008

Paprika people

Mercoledi' scorso Terry mi passa a prendere e mi porta a Paprika. Un ristorante caro e sofisticato, cucina internazionale, arredamento pomposo. Ci ero gia' stata, ma solo questa volta capisco che non mi piace. Lo stile kitsch che ricopre il locale potrebbe avere senso a Milano o New York, perche' sarebbe colto con ironia. I clienti sarebbero sufficientemente educati per flirtare con quel raffinato esempio di cattivo gusto. Ma qui a Trinidad no, il kitsch non viene percepito come tale, e quindi risulta solo brutto e fuori luogo e nient'affatto intellettuale.

E' una festa di compleanno di un giornalista mezzo italiano e mezzo cileno. Dalla presentazione di Terry mi aspetto un uomo sui quaranta, invece mi trovo davanti un neo-venticinquenne. Che lavora per il Time magazine di Londra e viene spedito in giro per il mondo, di tre mesi in tre mesi, a scrivere report sui vari paesi per potenziali investitori. Un lavoro interessantissimo, il meglio del giornalismo economico. E' simpatico, parliamo un po', mi presenta la sua ragazza. Una trinidina siriana che si muove come una principessa e che sorprendentemente non riesce nemmeno ad ancheggiare quando inizia la musica. Mi dico che e' proprio vero che i siriani vivono distaccati dal resto del paese. Il giornalista mi racconta che Trinidad lo entusiasma, e' un paese ricco, in cui sono tutti ricchi, la scuola e' gratuita e tutti hanno una possibilita' di riuscire. Un paese dei balocchi, insomma. Io rispondo che i problemi non mancano e provo a raccontargliene qualcuno ma lui non mi da' retta e mi offre un bicchiere di vino.

Conosco anche i suoi colleghi, un ragazzo tedesco della stessa eta' accompagnato da una supersventola venezuelana e una trentenne di un qualche paese dell'Europa dell'Est, bellissima ed elegante, che ha studiato economia e arte-non-europea, con cui mi riprometto di vedermi per un drink in settimana. E' tanto che non esco con gente della famosa upper-class. Non e' il tipo di serata che mi aspetto e inizialmente mi sono sento underdressed, ma bastapoco per sentirmi a mio agio. C'e' anche la figlia dell'Ambasciatore messicano a Trindad, inizialmente snobbina, ma poi si rilassa e chiacchieriamo. Ci raggiunge anche il suo fratellino minore, un bel ragazzo che studia filosofia a Boston e che parla lo spagnolo come uno straniero. Mangiano e bevono e si sentono tutti bene a Paprika, e lei dice che dopo tanto girare vuole tornare a vivere a Citta del Messico.

La serata finisce in discoteca. Troviamo un gruppetto di venezuelani che studiano inglese a Trinidad durante le vancanze estive e ci stipiamo tutti in due macchine per andare allo Zen. Siamo in otto nella macchina di Terry, io sto praticamente fuori dal finestrino e ridiamo tutti come pazzi. Sembra di essere in vancanza al mare, una di quelle serate. Allo Zen entriamo tutti gratis perche' uno dei commensali e' l'architetto americano che ha disegnato gli interni del locale. E' stato ingaggiato a Trinidad quattro anni fa e ora e' appena tornato per qualche altro lavoro. E' gentilissimo con me tutta la sera e penso che lo rivedro' volentieri. Balliamo e balliamo tutti fino alle 3:30 e io mi chiedo come mai faro' ad andare al lavoro il giorno dopo. Ma poi me ne dimentico e continuo a ballare con questi ragazzi di mondi diversi e mi dico che e' tutto bellissimo, tutto luccicante.

Il giorno dopo guardandomi le occhiaie nello specchietto della sua macchina dico a Mister K che dovrebbe conoscerli, i miei nuovi amici. Sono tanto carini. Lui mi risponde seccamente che con tutto probabilita' sono tanto carini perche' io sono io, una ragazza bianca, europea che lavora all'ONU. Mi dice che gli e' gia' successo di uscire con me e quel tipo di miei amici e di percepire che l'unico motivo per cui lo accettano nel gruppo e' che arriva con me. Lo riconosce nell'accento e nei modi decifrabili solo fra Tinidini, che si tratta del tipo di gente con un preciso concetto della divisione delle razze.

Io sbuffo. Penso che si tratta del solito discorso agghiacciante che mi sono sempre rifiutata di ascoltare. Sono tentata di controbattere che quelli sono quasi tutti stranieri, e che quindi non c'e' pericolo di incappare in provincialissimi atteggiamenti razzisti. Ma poi faccio un attimo mente locale e riconosco che si', in effetti probabilmente ha ragione lui. Sarebbe strano metterli allo stesso tavolo. Forse e' meglio non presentarglieli, i miei nuovi amici.

Isola

Lo scorso weekend sono andata alle isole. Ci siamo trovati ad essere un gruppetto di otto persone, in modo un po' causale. E' stato bello andarci in barca, mi sono seduta a pura sul legno rovente, e mi sono presa tutto il vento in faccia e gli spruzzi e il profumo di saldedine. Abbiamo scelto di andare sull'isola piu' lontana, quella piu' vicina al Venezuela. Vedevamo il continente davanti a noi, grande e verde che si poteva quasi toccare. Pensavamo al traffico di clandestini tra le due sponde, e ci chiedevamo quanto fosse grosso il Sud America. L'acqua era caldissima e torbida, perche' eravamo colpiti in pieno dalla corrente del fiume Orinoco che trasporta foglie, detriti e sabbia dal cuore dell'Amazzonia. Siamo stati in acqua tutto il tempo per non essere colpiti da migliaia di zanzare assassine. Abbiamo lasciato che le ore passassero, una dopo l'altra, su quello scoglio dimenticato. Avevamo musica e birre e nulla da mangiare. I musicisti cantavano giocosi. Io mi bruciacchiavo al sole e di tanto in tanto muovevo un passo di danza.

Sparo

Ieri hanno sparato a uno dei fratelli di Mas. Girava spesso nel sottobosco, aveva 21 anni ma ne dimostrava di meno. A quanto dice Wilma, aveva una catena d'oro addosso. Non credo sia morto, ma piu' di cosi' non so.

giovedì 21 agosto 2008

Consolato

Stamattina sono andata al Consolato italiano per finalizzare le pratiche per la produzione di un nuovo passaporto, dato che il mio era stato rubato in Costa Rica. Quest'apparentemente sterile esperienza burocratica ha avuto i suoi spunti di interesse. Per esempio ho imparato (per molti sara' una banalita') che e' obbligatorio nelle nostre rappresentanze all'estero esporre le foto del Presidente della Repubblica. La cosa che forse non tutti sanno e' che la foto non viene mandata da Roma in una bella cornice uguale per tutti. Piuttosto, viene richiesto ai vari uffici di cercarsela online, 'sta foto, e di stamparsela a colori e di appendersela al muro. Artigianalmente. Un altro argomento succulento sono le bandiere. Contrariamente a quanto si possa immaginare le bandiere che sventolano nelle nostre ambasciate in giro per il mondo non sono inviate dalla madre patria, ben piegate e sigillate. Ci hanno provato, gli impiegati del Consolato di Trinidad, a chiederne un paio all'ambasciata di riferimento a Caracas. Caracas ha risposto che se la dovevano comprare da soli, tanto le bandiere italiane si vendono un po' ovunque. E poi ha commentato. "Ma si figuri se le posso inviare una bandiera, signora! Abbiamo appena mandato la nostra a rammendare!"

Orologi

A casa di Wilma c'e' un orologio per stanza, e tutti segnano ore diverse. Quello in soggiorno e' giusto. Quello sul dispositivo della tv via cavo, sempre in soggiorno, e' indietro di cinque minuti. Quello in cucina e' avanti di dieci minuti. Quello in camera di Wilma non lo so. Quello in camera mia non ho mai capito se e' due minuti avanti o due minuti indietro. Nessuno si prende la briga di sistemarli perche' tutti sanno leggerli a dovere. E poi sono indicativi di come il tempo e' percepito qui, in modo un po' flou. Come quando chiedi l'ora e ti dicono che sono "le dieci passate". Che puo' significare qualunque ora tra le dieci e le dieci e mezza.

L'unica cosa che i Trinidini fanno con puntualita' esemplare e' tutto cio' che ha a che fare con il Carnevale. Non sgarrano di un minuto. Ad esempio, ora siamo in Agosto e tutti si stanno gia' prenotando il loro costume, con sette mesi di anticipo. Ieri ci ho provato anche io. Una delle band piu' in voga ha dichiarato che per i non-card-holders (cioe' io, che non sono immanicata con nessuno!) l'unico modo per assicurarsi un costume era comprarlo online mercoledi' 21 agosto tra le 6 e le 9 del pomeriggio. Alle 6:15 tutti i costumi erano esauriti. Sono stati tutti puntualissimi.

sabato 16 agosto 2008

Self'-analysis in Beirut

Ho scoperto una musica bellissima. Un gruppo che si chiama Beirut. In realtà stavo cercano riprese della città di Beirut in youtube: avevo voglia di vedere che aspetto ha il posto del mondo dove più mi piacerebbe capitare. E invece sono incappata in un video di questo gruppo indie fondato da un ragazzo americano che ha lasciato casa e scuola per andare a scoprire la musica Balcanica. E dopo essere sopravvissuto a mille rocambolesche avventure in Bosnia, Sebia e Macedonia ha prodotto della musica fantastica, piena di violini e ritmi zingari e atmosfere dell'est. Ora si trova a Parigi, dove sta esplorando il cuore del vecchio continente, tutto intento a registrare video camminando per strade bianche e taverne microscopische e aggiungendo una francesissima fisarmonica ai suoi magici ritmi zingari.

Continuo ad ascoltare queste canzoni per cullare il mio pianto. Le ripeto in continuazione, facendomene ipnotizzare. Ho solo voglia di solitudine e bellezza. Ho bisogno di pensare e lasciarmi attarversare da quello che sento, cercare di diparlo e di capirlo, e viverlo dolcemente.

Ieri ho avuto un bel momento di introspezione, alla retreat ONU. La retreat, un concetto molto corporate. Una giornata coi colleghi fuori dall'ufficio per parlare degli obiettivi comuni e per conoscersi meglio. Mi sembrava una di quelle cose nauseanti all'americana, in cui le aziende sperano di far crescere i profitti stimolando gli impiegati a diventare artificialmente amici, portandoli a giocare a bowling e offrendo serate al pub. Invece è stata un'esperienza inaspettatamente piacevole., in cui ho imparato cose interessanti.

Ad esempio il nostro coordinatore ha spiegato che un famoso studio psicologico ha classificato le persone in quattro tipi sociali fondamentali, basati su due assi comportamentali. L'asserività e l'emotività.
Il poco assertivo e poco emotivo è un tipo analitico, chiuso e razionale, formale e preciso.
Il molto assertivo e poco emotivo è definito driver, buon comandante, efficace e pragmatico.
Il poco asserivo e molto emotivo è il tipo amabile, sensibile e paziente.
Il molto assertivo e molto emotivo è il tipo espressivo, estroverso e carismatico.
Poi il coordinatore ha chiesto a tutti di giudicarci a vienda alla luce di queste categorie.

Ricordo di aver fatto questo esercizio in passato, quando avevo circa tredici anni. A scuola tutti avevano detto che io ero indubbiamente una driver. Assertiva, sicura di me, responsabile e razionale, tendente ad essere seriosa, a volte arrogante. Dopo più di dieci anni di vita il responso è stato il contrario. Praticamente nessuno ha detto che sono assertiva. La metà mi hanno definito analitica, la metà amabile. Probabilmente a seconda di quanto hanno interagito con me. A cosa si deve questo cambiamento così radicale nel modo di essere percepita? Perchè ora vengo definta timida, poco sicura? Perchè parlo a voce più bassa? Perchè sono diventata più sensibile ai bisogni degli altri, ma meno capace di esprimre la mia opinione?

Forse perchè sono anni che mi metto in situazioni al di fuori della mia comfort zone. Ho obbligato me stessa a viaggiare e a ricominciare tutto da capo almeno dieci volte, ad essere sempre l'outsider, sempre l'ultima arrivata, sempre quella che non sa parlare bene la lingua, quella che deve imparare come funzionano le cose in un contesto diverso. Mi sono obbligata a fare tutti i tipi di lavori, a stare in città straniere senza soldi, a cambiare corsi uniersitari di modo da essere sempre quella che sapeva meno di tutti all'inizio, per poter imparare di più. Ho cercato di diversificare il più possibile la gente con cui uscivo fin dai tempi del liceo, dai ciellini ai punkettoni. Mi divertivo a fare nello stesso giorno un turno di volontariato negli ospedali e un giro al droga party in periferia. Mi sono convinta che la chiave di tutto è l'apprendimento e la crescita, e quindi più mi sarei messa in situazioni nuove più in fretta sarei cresciuta. Forse però tutta questa varietà mi ha un po' debilitato, mi ha fatto perdere l'orientamento. Molte volte penso che non so più chi sono, che non mi so più descrivere, e che non mi so più riconoscere.

Continua a suonare la mia musica, mi bevo il mio caffè solubile. Mister K mi voleva portare in spiaggia per l'ultima volta, ma c'è un acquazzone tropicale. Tutto è strano e contraddittorio nella mia fantasia. Mi sento ricettivissima, tutti i sensi mi si sono amplificati. Ho il mio braccialetto di cocco addosso, le tende blu ondeggiano davanti a me. Io devo fare delle scelte e giro su me stessa come una trottola impazzita, fragile e nervosa come musica zigana.

giovedì 14 agosto 2008

Oggi e' il 14 Agosto.

Oggi la mia vita a Trinidad ha compiuto esattamente 6 mesi.
Oggi sono arrivata a meta' della mia esperienza alle Nazioni Unite.
Oggi ho scoperto Mister K se ne andrà per sempre, tra meno di due settimane.

martedì 12 agosto 2008

Elements band launch

Su quest'isola irreale, il sogno capovolto del Carnevale e' il momento piu' importante dell'anno. Piu' di Natale, piu' di Pasqua, piu' di tutto il resto. Il ciclo dell'anno e' scandito ritmicamente dalle ricorrenze in preparazione del Carnevale, dall'esplosione selvaggia della festa, dalla calma postorgasmica dei mesi successivi.

Contrariamente all'analogo Brasiliano, qui i carri non corrispondono a scuole di samba, e pertanto non sono animati esclusivamente da ballerini professionisti. Ognuno puo' partecipare al Carnevale, e' una festa di tutti, che scuote tutto il paese nelle sue fondamenta. L'azione di prendere parte attiva al Carnevale si dice "to play mas", e in pratica significa iscriversi ad una delle bands che scorrazzeranno con carro, altoparlanti e ettolitri di alcohol per le strade di Port of Spain per giorni e giorni di fila. L'iscrizione puo' essere costosa, ma garantisce accesso illimitato alle bevande, un costume fatto su misura e soprattutto l'emozione impareggiabile di essere parte integrante di una festa senza precedenti.

Venerdi' scorso sono stata alla serata di lancio della linea di costumi per il Canevale 2009 di una band chiamata Elements. E' stata una grande festa, in un bel locale all'aperto vicino al mare con un sacco di musica, un sacco di gente e un sacco di free drinks. Verso mezzanotte e' incominciata la sfilata. Su un palco allestito ad arte hanno cominciato a discendere modelle e modelli bellissimi, che si muovevano ancheggiando in modo inconfondibilmente trinidino. Vestivano costumi meravigliosi, le ragazze in bikini, i ragazzi in pantaloncini. Tutti cosparsi di brillantini, paillette, architetture di piume sulla testa e sulle braccia come ali di uccelli mitologici, striscie di tessuto, stelle filanti, gioielli scintillanti, veli come petali di fiori tropicali, calzari dorati, disegni sul corpo, curve, ritmo e coreografie.

Io ero senza fiato. Ne avevo gia' visti a iosa, di costumi di Carnevale, in foto e in tv. Ma e' stato diverso vederli sfilare davanti a me, in tutti loro colori, in tutte le loro imprevedibili forme, su quei corpi cosi' belli, sinuosi e danzanti, con i coriandoli che cadevano dal cielo e i fuochi d'artificio alla fine... Tutto lo spettacolo emanava una sensualita', un'energia erotica, selvatica, esplosiva e primordiale, un'energia incommensurabilemenete gioiosa, festosa e ridente che sentivo riverberarsi potentissima nello spazio tutto intorno.

Mentre guardavo pensavo che era bellissimo. Che era la cosa piu' lontana dalla mia cultura a cui avessi mai assistito. E che se una semplice sfilata di costumi aveva il potere di provocare tanta emozione il Carnevale vero e proprio mi avrebbe schiantato il diaframma.

Grazie

Stamattina vorrei ringraziare molto calorosamente la mia meravigliosa amica Rima, che dal mezzo di una situazione di guerra ha trovato il tempo e la voglia di leggere interamente il mio blog, di perseguitarmi con messaggi fino a convincermi a riprendere a scrivere, di inviarne il link al suo amico scrittore Roberto Carvelli per farmi ricevere un commento professionale. Vorrei ringraziare Roberto, per aver speso del tempo a leggere le mie avventure nonostante non mi abbia mia incontrata, e per aver messo un link al mio blog sul suo sito personale. Vorrei ringraziare mia mamma per aver sconfitto a furia di insistere la mia reticenza (e la mia pigrizia!) e per avermi convinta a contattare la redazione del settimanale "A", che pubblica storie di ventenni in giro per il mondo. Stillwavesinyoureyes e' piaciuto. Il primo articolino estrapolato da uno dei miei ultimi post sara' pubblicato sul numero 35, in uscita il 28 agosto.

giovedì 7 agosto 2008

Il re di Laventille

L'altro giorno hanno ammazzato Cudjoe, l'ultimo dei grandi gang leaders di Trinidad. Operava dalla collina di Laventille, la zona piu' malfamata di Port of Spain. Controllava il territorio attraverso una fitta rete criminale, sovrano indisturbato della favela e di chissa' quanti e quali traffici. Quando lui dava un ordine, conveniva rispettarlo. Me lo raccontava Joe. "Ora che Cudjoe e' stato tolto di mezzo, il mio amico Jeff puo' riprendere a passare per quella strada laggiu'. Finche' Cudjoe era vivo Jeff doveva fare il giro lungo se non voleva ricevere una pallottola in testa. Gli era stato espressamente proibito in seguito ad una rissa con uno dei suoi scagnozzi".

Come tutti i leaders criminali, Cudjoe non era solo temuto ma anche sommamente rispettato. L'altro giorno c'era una trasmissione alla radio su di lui. Il conduttore cercava di farne un ritratto intervistandone i fratelli e altre persone che lo conoscevano direttamente. Gli ascoltatori potevano intervenire liberamente. Il telefono della redazione squillava in continuazione. "Cudjoe e' un santo!", gracchiava una voce femminile. "Quando mio figlio era nei guai e' lui che gli ha salvato la pelle". "Cudjoe era un grand'uomo!", urlava un altro. "Potevo chiamarlo a qualunque ora del giorno e della notte, potevo sempre contare su di lui!". In un paese in cui la polizia praticamente non esiste, in cui lo stato non interviene, in cui la legge ufficiale non riesce a penetrare nelle menti e nelle strade di periferia, spesso la giustizia e l'ordine vengono amministrate dal potere criminale. Ora che Cudjoe e' morto, tutti si chiedono che cosa succedera'.

Qui a Trinidad, quando la notte si vedono delle bottiglie di birra ai margini della strada riempite con un cencio bagnato di benzina e accese come fossero candele di vetro, significa che nei giorni immediatamente precedenti qualcuno e' stato ucciso di morte violenta, proprio in quel punto. E' un modo per celebrare la vittima, commuovente e spettrale al tempo stesso. Joe mi raccontava a bassa voce, mentre guidava nella notte. "Se tu potessi passeggiare per le strade di Laventille, vedresti centinaia di bottiglie accese, sparse per tutto il quartiere. Cudjoe e' stato ucciso tre settimane fa, ma tutta la collina sta ancora osservando uno strettissimo lutto".

martedì 5 agosto 2008

Scuola

In questo paese classista, la distinzione tra winners e loosers comincia a undici anni.

Il sistema scolastico di Trinidad segue ancora il modello britannico, cioe' e' fortemente basato sulla competizione. Con la differenza che tutto il resto qui è diverso dall'Inghilterra, e le vulnerabilità dei bambini svantaggiati non vengono compensate da un sistema sociale decente. Alla fine del ciclo della scuola primaria, tutti gli scolari sono chiamati a fare un grande test nazionale. Sara' a seconda del loro risultato che verranno assegnati o meno alle scuole di loro preferenza. Ciò vuol dire che sei sei un bambino o una bambina trinidina, il tuo destino viene definito per la prima e forse irreversibile volta prima ancora che tu abbia imparato che significa, la parola "destino".

A seconda del test sarà deciso se finirai in una scuola di serie A, di serie B o di serie C. Una scuola che dura 5 anni o solo 3. Che insegna materie teoriche o pratiche. E soprattutto, saranno decisi i tuoi compagni di classe, i tuoi futuri amici, le persone con cui ti identificherai. La media borghesia o delinquenti da ghetto. E se finisci nel gruppo dei secondi sara' difficle rimanere pulito. Ti si inserira' ad un certo livello della societa' di caste, e ti si daranno pochissime opportunita' per venirne fuori in seguito.

La storia assume contorni piu' malefici se si pensa che al momento scegliere le sue tre scuole preferite, il bambino non puo' semplicemente elencare quello che gli piacerebbe, perche' dovra' dare la precedenza ad alcune importanti considerazioni di natura strategica. "Mi conviene mettere tra le preferenze le tre scuole migliori del paese? Il mio punteggio sara' abbastanza alto da garatirmi l'ingresso in almeno una di queste? Devo stare attento, perche' se poi faccio male il test e ho mirato troppo alto mi ridistribuiscono loro in una scuola di loro scelta. Quindi forse e' meglio metterne solo una prestigiosa, e le altre due medie, cosi' almeno mi tutelo da brutte sorprese..." Si chiede quindi ai bambini di valutare il proprio stesso merito con la scelta delle scuole. E certamente alcuni di loro, magari con bassa autostima, magari con carnagione scura, magari con genitori "un po' assenti", si fanno influenzare dalle maestre che gli dicono "non ce la farai mai".

Il giorno dopo il risultato del test rappresenta per molti bambini il primo giorno della presa di coscienza del valore che d'ora in poi verra' loro attribuito. A quelli che sono riusciti a entrare nelle scuole migliori si apriranno i sorrisi di tutti. "Bravo, complimenti, ce l'hai fatta". A quelli che finiranno nelle scuole tecniche, quelle piu' corte, quelle popolate da bambini poveri e teppisti non spetteranno che esperessioni di muto rimprovero. "Hai fallito". Di fronte a quegli occhi torvi si rederanno conto di valere un po' di meno degli altri, si renderanno conto che sono colpevoli di qualcosa, anche se non si capisce bene di cosa.

A quel punto e' solo un passo. Se la societa' volta loro le spalle, loro volteranno le spalle alla societa'.

Upgrade

Ieri pomeriggio allo staff meeting il grande capo ha annunciato che la decisione e' stata presa. Trinidad e Tobago sara' ufficialmente dichiarata "Phase 1". E' seguito un attimo di silenzio, oramai ce lo aspettavamo. Non sono state necessarie troppe spiegazioni, nell'ONU tutti sappiamo cosa significa.

Phase 0 = Tutto OK
Phase 1: Esercitare cautela. I movimenti sul territorio devono essere approvati dal Designated Official.
Phase 2: Obbligo di rimanere in casa, non ci si puo' muovere senza l'approvazione del Designated Official.
Phase 3: Il personale internazionale e le loro famiglie sono raggruppati e sistemati in aree sicure. Le famiglie sono incoraggiate a lasciare il paese.
Phase 4: Sospensione del programma. Il personale internazionale che non lavora nel settore umanitario viene mandato a casa.
Phase 5: Evacuazione. Tutto il personale internazionale viene evacuato.

Sono mesi che il grande capo stava pensando di spedire la famosa lettera a New York in cui richiedere il passaggio da Phase 0 a Phase 1. Era stata frenata da considerazioni di natura politica. Non e' una bella pubblicita' per Trinidad, la cui economia e' basata anche sugli investitori stranieri nel settore energetico che spediscono qui il loro personale qualificato. Non e' un bel messaggio per il paese, che sta facendo di tutto per potersi definire "sviluppato" entro il 2020. Si teme una reazione stizzita da parte del Governo. E noi non vogliamo che il Governo se ne abbia a male, soprattutto ora che Trinidad e' un paese sufficientemente ricco da poter pagare di tasca propria tutte le agenzie ONU sul territorio, e che quindi paga i nostri stipendi. Il grande capo ha fatto di tutto per posticipare questo momento, ma non si puo' piu' negare l'evidenza. Ormai sono mesi che abbiamo la lista di posti dove non possiamo andare, e se ci andiamo e ci succede qualcosa l'assicurazione non paga. Trinidad e' Phase 1. Nulla di terribilmnete preoccupante, ma meglio mettere le cose in chiaro. Bisogna solo stare attenti e non prendersi nessun tipo di rischio.

venerdì 1 agosto 2008

Guinness

L'altro giorno è successa una cosa un po' strana. Ero in un locale, e ho incontrato per caso un tizio che avevo conosciuto mesi fa, a una serata con un po' di gente. E' venuto lì a salutarmi, mi ha detto due parole al volo, senza praticamente lasciarmi il tempo di interagire, e se n'è andato dicendo "torno dopo". Non mi aveva nemmeno dato la possibilità di presentargli il mio amico. Dopo un'oretta la cameriera arriva con una birra per me, dicendo che era da parte di "quel tavolo". Dopo nemmeno cinque minuti vedo che il tizio se n'è andato. Senza salutarmi, senza darmi la possibilità di ringraziarlo. Svanito. Giuro che non ho ancora deciso se sia stato un comportamento sexy oppure cafone.

PS: Porca miseria. Proprio quella sera il mio amico aveva deciso di offrirmi una Guinness, che è una bevanda che detesto. Il tizio quando è venuto a parlarmi ha visto che bevevo Guinness, e ha ben pensato di farmene consegnare un'altra. Solita Vivi-sfiga!

Spie

Ieri sera sono uscita con delle spie britanniche.

Uno e' il ragazzo di Tina. Un uomo sui quaranta, occhi azzurri freddi e acuti, capelli rapati a zero. Come quelli del suo amico di vent'anni più vecchio di lui. E quelli di tutti gli altri colleghi che ci ha presentato. Hanno tutti lavorato nell'esercito, in un modo o nell'altro. Sono accompagnati da qualche ragazza locale. Quando gli chiedi che lavoro facciano rispondono con battute fumose. Poi ti danno la versione ufficiale. Law enforcement. "Lavoriamo con la polizia, gli facciamo dei training, gli insegnamo come si lavora. Mettiamo a loro disposizione l'esperienza dell'Inghilterra". Non dicono chi li paga. Alle mie domande precise rispondono con un sorriso, forse cpiscono che che leggo fra le righe. "Lavoriamo per un'organizzazione inglese". Ma certo, signori. Un'organizzazione inglese, che manda quaranta ex-ufficiali e affini a fare training alla polizia di Trinidad e Tobago, così per fare un favore. Proprio a Trinidad dove passano le maggiori direttrici di traffico di droga del mondo. E di armi. E di donne. Sono quasi sfacciati.

Ma in fondo non è la prima volta. Anche a Bruxelles avevo incontrato qualche spia, me l'aveva segnalata il mio capo. Praticamente si presentano come tali, non ne fanno un gran mistero. Sono in giro con qualche lavoro di copertura a raccogliere informazioni. La maggior parte delle informazioni sono accessibili, basta fare le domande giuste alle persone che sanno le cose. E' un lavoro di pazienza. Deve pure essere di brutto divertente.

Romina

"Sei immersa in una selva di post-it mentali".

Mi guardo, analizzo, mi do' istruzioni.
Tutto cio' che devo imparare.
Tutto cio' che e' opportuno fare.
Vivi, concentrati e gioca bene le tue carte.
La posta in gioco e' alta.
Non ci si puo' permettere neanche una distrazione.

Dubbio

Come mai la parola che la capa di tutta l'ONU a Trinidad pronuncia piu' spesso e' "business"?