Il fine settimana pasquale e’ incominciato in modo leggermente insolito, ma mai ci saremmo aspettate che le cose sarebbero deteriorate a un tale grado di assuridita’ e perversione.
Tutto e’ cominciato quando Orisha è stata invitata a passare il weekend in una casa a due passi dalla splendida spiaggia di Maracas Bay. Il gentile invito le era arrivato da una certa Lisa, conosciuta solo 5 giorni prima nell’ambiente degli attivisti per la causa dell’HIV-AIDS. Nonostante la cosa paresse un po’ frettolosa, la buona Orisha ha pensato di non perdere l’occasione di passare due giorni in riva al mare, ha accettato l’invito e mi ha portata con se’. Quando siamo arrivate a Maracas sabato sera abbiamo trovato una casa era più grande e bella di quanto ci aspettassimo, con tanto spazio intorno, un gazebo-bar in giardino, un bel portico da cui osservare la luna seduti sulle sedie a sdraio. Quasi subito però, Orisha ed io abbiamo cominciato a notare alcuni strani dettagli, che ci hanno fatto pensare che in quella casa non fosse tutto esattamente come sembrava…
Innanzitutto la casa stessa. Sembrava presa in affitto da poco. Il tavolo era ancora avvolto nel cellophane. E nel cellophane era anche un mazzo di fiori finti in mezzo alla stanza. Colpiva la quasi totale assenza di oggetti personali in giro, come anche un aspetto generale di incuria e decadenza. Pile di piatti sporchi nel lavandino, decine di cicche di sigarette buttate a terra nel patio, letti disfatti. Ma la cosa più strana di tutte era l’assenza di chiusure. Le serrature delle porte erano state rotte apposta in modo che nessuno potesse chiudersi in camera, e tra la nostra stanza e il nostro bagno addirittura la porta era stata rimossa.
E inoltre c'era il Capitano. Un canadese sulla cinquantina che inizialmente si è definito un amico e un ospite, ma poco dopo è risultato essere stato in quella casa per un intero mese. Un capitano di navi da crociera, un marinaio giramondo che sapeva raccontare storie di mare, di atolli polinesiani e ghiacciai artici, ugualmente losco e sornione. All’inizio abbiamo congetturato che fossero amanti, o meglio che lei gli si offrisse in cambio di un aiuto a pagare la casa. Ma si è presto capito che probabilmente le cose erano un po’ più complesse.
Orisha me lo ha detto appena ci siamo trovate sole. “Sento strane vibrazioni in questa casa. Sento uno strano collegamento tra turismo e sesso. Non mi sentirei sicura in questo posto da sola”. Abbiamo terminato la serata ammazzandoci di cuscinate, ridendo come sceme e commentando i rumori strani fuori dalla finestra: “Stanno scavando la nostra tomba…”.
martedì 25 marzo 2008
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