Nelle Nazioni Unite esiste una parola taboo, che non si puo’ mai pronunciare, che provoca fastidi, arriciate di naso, pruriti, eritemi e rossori. E’ la parola “problem”. Perche’ e’ troppo “confrontational”. Perche’ non e’ “diplomatic”. Perche’ all’ONU bisogna vedere le cose in modo diverso, all’americana, in modo positivo. E’ cosi’ che si manda avanti il mondo. E cosi’ ho scoperto che secondo qualche misterioso accordo non detto e non scritto il vecchio “problem” e’ stato sostituito dalla ben piu’ attraente e luminosa “challenge”. La logica sottesa e’ evidente. Non guardiamo all’ostacolo ma a quello che c’e’ al di la’. L’ostacolo non e’ un blocco ma un indovinello da risolvere, un drago contro cui lottare valorosamente, un impresa da vincere insieme, e alla fine saremo tutto ancora piu’ uniti e piu’ orgogliosi.
Tutto molto bello, ma facilmente sfocia nel ridicolo. L’altro giorno uno e’ arrivato a una riunione dicendo: “Scusate il ritardo, I had some challenges to get here”.
martedì 11 marzo 2008
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