venerdì 7 marzo 2008

Bake and shark

Quando dicevo che sarei andata a Maracas, la bella spiaggia vicina alla capitale, la gente rispondeva trasognata con un unico commento: Mangerai bake and shark! E io mi chiedevo. Ma come sarà mai questo bake and shark per suscitare tanto sbarluccichìo di occhi?

Ebbene, l’ho scoperto. Il famoso bake and shark è in realtà semplicemente una specie di panino, in cui al posto del pane c’è una pastella leggermente fritta fatta di qualche cereale diverso, forse mais, che qui si usa e si abusa. E dentro ci stanno due filetti di squalo impanato e fritto. Al di là dell’esotismo di mangiare squalo, c’è poco da aggiungere. Un set di salse di vari colori e gradi di piccantezza, più la solita lattuga e pomodorini, vanno aggiunti a piacere. Nella nostra congenita raffinatezza culinaria, noi italiane abbiamo selezionato una o al massimo due salsine, mentre nel baccanale relativistico delle Americhe i locals si divertivano a coprire il più possibile il sapore dello squalo. Povero squalo, che fine poco nobile essere affogato nel ketchup! E ci si creda o no, il bake and shark è il motivo numero uno per cui la gente affolla Maracas tutti i weekend.

E pensare che nessuno mi aveva detto che sarei passata per una strada mozzafiato, con colline che sembravano quelle delle Cinque Terre in versione tropicale, e col mare che si apriva altissimo davanti a noi dopo una curva qualunque. Nessuno mi aveva detto che sarei arrivata in questa magica lingua di sabbia asciuttissima (sì, ho notato questo, la sabbia era asciuttissima) e dorata. Con palme che cadenzavano la mezzaluna della laguna, e montagne verdissime tutte intorno, senza una minima traccia di intervento umano. Nessuno mi aveva raccontato la pazza gioia delle onde dell’oceano, e l’obbligo di nuotare solo in alcune zone ben circoscritte, che io naturalmente non ho rispettato perché mi ero ritrasformata in pesce. E in fondo c’erano barchette azzurre di pescatori, tutte scalchignate, e mi chiedevo come avessero il coraggio di andare per mare con quei gusci di noce. E dei ragazzi che giocavano a calcetto, un bambino con un aquilone, e castelli di sabbia. E ancora più in là una spiaggetta minuscola dopo gli scogli, grande 4-5 metri in tutto, da dove il mare pareva un lago perché non si vedeva più il largo, e tutto era raccolto tra le montagne boscose.

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