venerdì 14 marzo 2008
La bise
E' esattamente un mese che sono arrivata in questo paese, e stamattina per la prima volta mi sono resa conto che c'e' una cosa su tutte che mi manca da morire. Piu' del caffe', piu' della mia lingua, piu' di internet in casa. E' una cosa che non avevo mai considerato importante, e invece si vede che faceva talmente parte del mio quotidiano che non ne posso fare a meno. E' la bise, i due bacini quando ci si incontra e quando ci si saluta. Questo micro-gesto di affetto, la creazione di un contatto epiteliale, la demarcazione di uno spazio di interazione piu' prossimo, che poi influenza tutto il rapporto fisico con l'altro. E' strano pensare che in un paese caraibico e rovente avrei sviluppato la stessa sensazione che avevo avuto dopo sue mesi di vita a Londra: la mancanza di contatto fisico con le persone. E non e' solo una questione di contatto, ma anche di rituale. Quando si termina una serata o un incontro, magari un incontro in cui si e' parlato a lungo, ci si si e' dati qualcosa, c'e' stato un flusso di energia positiva, mi viene naturale salutare con i due bacini. Sigillano il momento, chiudono qualcosa, riconoscono l'evento. Mi sento sempre male quando dopo qualche ora passata con qualcuno dico "Va bene io vado" e mi sento solo rispondere solo con un "Ciao" buttato li' senza nemmeno guardarmi. Lo so che non lo fanno per essere freddi o maleducati, ho capito che qui e' cosi'. Ma quanto e' stato bello quando la stagista del'UNICEF iraniano-svedese l'altro giorno mi ha salutata con abbraccio? "Voi abbracciate tanto in Italia, vero? Anche in Iran!". Giuro, mi ha quasi commossa.
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