venerdì 28 marzo 2008

Colleghi

Mi sono resa conto di aver speso tante ore e tante righe di testo per descrivere le tre meravigliose, fragili e complesse creature che abitano nel sottobosco, e di non aver detto quasi nulla delle persone con cui trascorro la maggior parte del mio tempo libero, cioè i miei colleghi. Uno dei motivi per cui non mi sono prodigata in descrizioni è che – con mia somma sorpresa - i miei coetanei che lavorano nella UN House non sono intellettualmente stimolanti come mi aspettavo. Forse è vero che fuori dall’Europa un certo livello culturale non è cosa da dare per scontata, nemmeno nella cosiddetta crème della crème che finisce a lavorare nelle organizzazioni internazionali. Ciononostante sono un gruppetto di persone carine, divertenti e soprattutto molto festaiole, grazie alle quali la mia agenda sociale del fine settimana ha sempre un aspetto decisamente accettabile.

Prima di tutto c’è Karen, un vulcano organizzativo e punto di riferimento comunicativo costante, data la sua indole gentile e la sua incrollabile disponibilità. E’ il tipo generoso che quando fa foto per tutti, che ti passa a prendere in macchina per andare a ballare e che per domani sera ha organizzato con non chalance un liming a casa sua con un centinaio di invitati. Sul suo profilo in facebook c’è scritto che adora i cani piccoli che possono stare in borsetta. Poi c’è Claire, molto chiacchierina e molto principessina, schiena diritta, tratti indiani, vita stretta e capelli sempre raccolti in uno chignon, ha un modo di fare sfiziosamente upper-class che non manca di strapparmi un sorriso. E’ capace di rinunciare ad un giorno in spiaggia perché ha prenotato il pedicure. Infine Rodrigo, il mexicanito moreno e bellissimo, gentile e galante, ventenne anagraficamente e psicologicamente, con cui c’è un rapporto carino da compagni di scrivania, soprattutto quando mi chiede lo spelling in inglese di parole che non sa e quando mi offre le caramelle rubate dalla scatola delle meraviglie nella stanza di fianco.

Intorno a loro tre circola un vortice di persone che sto gradualmente imparando a distinguere, amici di scuola e compagni di merende che puntualmente partecipano alle gite in spiaggia e alle serate danzanti. Tutti più o meno gentili, tutti più o meno simpatici, nessuno particolarmente intrigante. Ma forse venerdì prossimo andremo a ballare la soca, e forse sabato prossimo faremo un giro alle isole della costa ovest. E forse posso anche accontentarmi di ascoltare pettegolezzi durante la pausa pranzo, che sarà mai.

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