martedì 8 aprile 2008

Viola

Sto passando un po' di tempo con me stessa, e sento che mi fa bene. Ho bisogno di ricentrarmi, di ritrovare il mio equilibrio, di smettere di far dipendere il mio benessere dalla compagnia di altri. Sono un paio di giorni che per combinazione o per scelta non sto con le persone che sento più vicine a me, che vado alla ricerca di una stabilità più autonoma e profonda.

Era tanto che non mi sedevo nel giardino dietro casa. Oggi mi sono messa lì, nella luce viola del tramonto, a riformularmi. Ho cercato di rilettere e mettere insieme i pezzi delle mie sensazioni. Non sto male qui, gorgogliava il mio flusso di coscienza, devo solo superare questa eccessivo desiderio di identificazione con questo posto. Sono diversa, devo accettarlo. Ultimamente mi sto tradendo, mi vedo impegnata ad imitare le persone con cui sto, a farmi una colpa della mia differenza. Mi vedo scivolare nell'abitudine fragile della docilità estrema, mi faccio trasportare in spiaggia, mi faccio guidare da Orisha, mi faccio vedere timida e arrendevole e talmente dolce che nessuno potrebbe rifiutarmi - implorando riconoscimento - appoggiandomi ingiustamente a quel paio di persone gentili che mi sorreggono...

Il sole calava, il cielo sempre più viola, io immobile. Una delle cose che mi disturba di più è che nessuno mi conosce, nessuno sa chi io sia davvero, a nessuno interessano le mie storie. Come posso creare un'intimità con qualcuno se non posso raccontare di me, della mia famiglia, di Miguel, dei miei viaggi, dei miei ricordi sparpagliati sulla cartina dell'Europa? Riflettevo. Forse a loro non interessa la "storia raccontata", forse la grande differenza culturale sta proprio qui. Forse la mia matrice europea mi dice che è la nostra Storia che ci definisce, che è la Storia che definisce ogni identità, in questa incrostatura di hegelismo che mi ha passato il liceo classico. Forse invece qui la storia è solo passato inerte, inutile e inessenziale - la storia non conta - quello che conta è quello che sono qui, ora, con il mio calore, con il mio carattere.

Ce l'ho un carattere, nasconderlo non mi servirà a nulla. Sento che ho quasi finito il mio esercizio, ho quasi ritrovato il mio baricentro. Il sole è tramontato. Ora di andare a buttare via questa maschera da Lucia Mondella.

1 commento:

Romy ha detto...

Amica mia, come mi piace leggere le tue riflessioni... arrivi spesso ad una conclusione che condivido :) Forse in Europa la Storia pare più tenuta in considerazione, forse perché ne abbiamo monumenti che ce la ricordano ovunque ci giriamo... ma la TUA storia sei tu... e te la porti ovunque tu vada!