giovedì 17 aprile 2008

Assaggio d'Oriente

Sono salita in macchina con lui per andare a comprare qualcosa da mangiare, e sono subito stata affascinata dalla musica araba che regnava nell'abitacolo. Era uno dei volontari UNV, un medico egiziano che stava trascorrendo la giornata con me e Clarissa alla fiera sul mondo del lavoro organizzata per i liceali trinidini. "Tu non puoi capire questa musica", mi ha detto in tono in grave appena sono entrata. Una frase netta e profonda, con una venatura di tristezza. Una frase che parlava direttamente a me, senza convenevoli. Mi ha fatto ricordare come è mi immediato entrare in contatto con gli arabi, così placidi, così gravi, così diversi dal festoso popolo del Caribe. Mi ha fatto sentire autorizzata a fargli subito una domanda personale, così, senza nemmeno conoscerlo. "Ti manca casa?". Lui ha risposto con scandalosa sincerità. "No". Un sì sarebbe stato triste, ma quel no era terribile. Stava parlando a me. Poi ha aggiunto che sebbene fosse egiziano aveva quasi sempre vissuto in Canada. "So Canada is home for you"; "It's supposed to be", mi ha detto in un sospiro, senza vergognarsi della propria desolazione. Nonostante la sua negatività, quella conversazione mi stava calmando. Non mi stava chiedendo comprensione, non stava esigendo nulla da me, semplicemente dialogava. Domande vere, rispose vere. Quando abbiamo aperto le portiere per tornare al nostro stand siamo stati aggraditi da una fortissima musica soca dal solito ritmo sfrenato, vibrante e violento. Il Medio Oriente se ne sarebbe rimasto chiuso in macchina.

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