martedì 15 aprile 2008
Partenza
Sono appena tornata a casa da una lunghissima serata con Clarissa. Entro dal cancello e vedo Mas. E' molto che non parlo con lui, da quando mi sono avvicinata a Jesus mi sembra che fra noi si sia creato un muro. Sembra che lui mi abbia detto "o me o lui". Lo saluto brevemente, faccio per salire le scale, e lui mi chiama standendomi la mano. "Vivi, ti volevo salutare, questa è l'ultima volta che mi vedi". Io mi volto incredula. "Che cosa?". "Me ne vado". "Cosa vuol dire che te ne vai?". "Vedi la macchina qui fuori? Ho già caricato tutto. Non posso più stare qui". C'è davvero una macchina là fuori, io mi allarmo. "Ma cosa significa, perchè? E' a causa di Jesus?". "E' a causa di tutto, è tanto che me ne voglio andare". "Ma dove vai?" "Non so" "Come non sai? Che cosa dici? Mas, ti prego, non fare sciocchezze. Te ne stai andando veramente? Perchè non ti prendi un po' di tempo finchè non trovi un'altra sistemazione? Dove stai scappando?" "Ho già svuotato la stanza". "Fammela vedere. " Andiamo in camera sua, la stanza era vuota. "Dio mio, Mas, cosa farai?". "Non so". "Dove dormirai?". "Me la sono sempre cavata, sono in giro da quando ho undici anni". "Mas perchè non dormi qui stanotte e poi ne parliamo?". "No". "Dove dormirai stanotte?". Mi venva da piangere. "Da mia madre". "Dove abita?". "In un'altra città". "Ti ci porta il tuo amico in macchina?". "Sì". "E starai lì stabile?". "Non credo". "Dove andrai?" ."Non so". "Mas promettimi che non dormirai in starada". "Non posso". "Prometti". "Non posso". "Promettimi che mi chiami". Silenzio. "Promettimi che mi chiami se hai problemi". Toglie lo sguardo. "Prometimi che mi chiami il primo giorno che non dormi sotto un tetto". Mi guarda. "Mas, io non conto niente per te, siamo stati coinquilini per due mesi, ci siamo parlati 5 o 6 volte, tu non sai nulla di me, io non so nulla di te, ma se mai c'è stata un minimo di... simpatia. Ti chiedo solo questo. Chiamami il primo giorno che non dormi sotto un tetto". Silenzio. "Ti chiedo solo questo, Mas". Lui tira fuori il cellulare. "Ridammi il tuo numero, Vivi". Glielo ridò. Mi dà in mano le sue chiavi. Poi esce dal cancello, senza più salutare.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento