sabato 12 aprile 2008

The perfect night

Sono le otto di mattina e si è appena conclusa una delle più fantastiche notti che io mi ricordi. Nonostante tutto non sono ancora stanca, e ho voglia di registrare queste belle sensazioni prima che si diluiscano nel sonno.

Mi ha invitato Micheal, a sorpresa. Un amico di Orisha molto in vista nella scena ONG trinidina, che copre un'alta posizione in un'organizzaione importante e che compare in televisione praticamente tutte le settimane. Lo conosco relativamente poco, ma essendo estroversissimo mi lancia l'idea di unirmi a lui per andare a un concerto in un localino di cui avevo sentito parlare molto bene. Accetto volentieri portandomi dietro la mia amica iraniana, una vera bomba sociale, fragorosa e salace. Lui passa a prendermi in compagnia del suo amico Artista, uno dei più grandi giovani pittori inglesi che espone regolarmente a Parigi-Londra-New York, convertitosi ad abitare a Trinidad. La serata comincia benissimo nella sua fenomenale Land Rover. Un'enorme jeep verde militare in cui il solo fatto di stare seduti sul sedile dà la sensazione di essere degli eroi di un film.

Il locale è molto figo, piccolo, tutto bianco e nero, con un minuscolo palchetto e la gente stipata in piedi. Sembra di essere stati catapultati in un localino trendy di Barcellona o del Bairro Alto di Lisbona. I concerti in realtà erano tre, di tre band di cui non ricordo nulla se non il fatto che sono famose e che suonano benissimo. E soprattutto che suonano musica rock, proprio come in Europa, e al diavolo questa soca che si sente ovunque e che non so mai ballare. E balliamo, eccome se balliamo! Senza cena e con tre birre e chissenefrega degli antibiotici. Balliamo, balliamo, balliamo senza interruzione, ed è così bello e facile poter ballare a modo mio... Sono così felice, la musica è così normale, il posto è così perfetto. A un certo punto addirittura una ragazza mi viene vicino e mi dice: "I love your dancing". Meraviglioso ricevere un compimento da una donna.

Ballo con tanta gente, con la mia amica, con Micheal, con l'Artista. Micheal è simpaticissimo e sembra che abbia un'intesa speciale con la mia amica iraniana. L'Artista vibra con l'atmosfera del locale, anche se non può liberarsi di quella patina britannica che esclude che possa ballare veramente bene. E mentre ballo con loro penso che è bellissimo passare la serata con la mia amica meravigliosa e con quei due ragazzi così interessanti, così di successo, così cool e trovarmici bene, ed erano pure carini... e allo stesso tempo avere la sensazione liberatoria di non essere veramente attratta da nessuno dei due, di non avere bisogno di giocarci, di avere solo voglia di dirvertirci tutti insieme. Tutto è uno scherzo, una festa, facciamo un milione di foto. Quando il locale accende le luci alle 4:30 mi rendo conto che abbiamo ballato per circa cinque ore senza sosta. Non esiste nulla di più bello al mondo...

Facciamo un po' di liming nel locale mentre i camerieri puliscono il bancone, e i ragazzi carpiscono altre due fanciulle. La prima una tipina molto hip che ha un negozio di tatuaggi e che sta per aprire uno spazio artistico espositivo. La seconda niente meno che miss Trinidad and Tobago, ovviamente uno schianto di ragazza, e pure simpatica. Ripartiamo tutti e sei in jeep e ci dirigiamo come sempre a St James, il regno dei chioschetti notturni con tutte le cibarie delizose dove tutti i nottambuli finiscono le loro serate. Il nostro gruppetto emana un'atmosfera da festa, da serata pienissima, da alchimia di gente che non si conosce nemmeno e che miracolosamente sta pasando una serata eccezionale. Il sole sta sorgendo, noi mangiamo squalo fritto e diciamo un sacco di nonsense.

E a quel punto, quando chiunque avrebbe ringraziato il cielo della serata eccezionale e sarebbe tornato a casa felice e contento, a noi parte l'idea di andare in spiaggia. Così, estemporanea. Senza fare un referendum nè un sondaggio di opinioni saltiamo sulla megajeep e l'Artista si dirige precipitosamente verso la strada che porta al mare. Sono le sei passate, c'è la luce fresca del primo mattino, e noi sei in questa macchina da rambo ci troviamo da un momento all'altro in questo stradino in mezzo alla campagna trinidina, stretto e sterrato, circondato da palme e manghi e montagne fitte di foresta tropicale.

Arriviamo alla spiaggia, un'insenatura nel verde che è stata ricavata artificialmente dagli Americani quanto hanno messo le loro basi a Trinidad durante la seconda guerra mondiale. Ovviamente ci chiediamo chi avrebbe fatto il bagno, e ovviamente nessuno lo vuole fare veramente. Tranne l'Artista folle che vuole tutto dalla vita. E tranne me, che se vedo il mare non ce la faccio a trattenermi. E senza pensarci due volte mi tuffo nell'acqua vere e tiepida di quell'insenatura. Esco al volo, mi ri-infilo subito jeans e maglietta, e poi seduta di fronte al mare rimango qualche minuto a godermi la sensazione multipla e stupenda dei muscoli stanchi per le danze, del sale sulla pelle, del profumo del mare, degli amici che dicono che non si aspettavano che mi tuffassi davvero. E io prendo in giro Michael e gli dico lame, lame, lame per non esserti buttato!

A quel punto finalmente ci riavviamo verso Port of Spain, ancora increduli per la notte lunghissima e magnifica che abbiamo appena vissuto. Riaccompagnamo a casa tutti, uno per uno, rimango io per ultima. Non sono per niente stanca. Salto fuori dalla macchina con le scarpe in mano, come una piccola selvaggia. Mi sento tutta rischiarata da una sensazone limpidissima di eccitazione e felicità.

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