lunedì 21 luglio 2008

Omicidi

I Caraibi sono una delle zone piu’ violente del mondo. Escludendo i paesi in guerra, ovviamente. Parlo di violenza nelle strade, quantita’ di armi che girano, quantita’ di morti. E Trinidad e’ una delle isole peggiori, in nona posizione nel ranking mondiale dei paesi con il piu’ alto tasso di omicidi. Ogni giorno a Port of Spain le prime pagine dei giornali riportano un omicidio o due. Anche a Barbados ci sono un sacco di morti, ma i giornali hanno l’espresso divieto di pubblicare la notrizia in prima pagina per non spaventare i turisti. A Trinidad di turisti non ce n’e’ quasi, quindi tanto vale approfittare della curiosita’ morbosa della gente e scrivere articoli dettagliatissimi sullo stato dei cadaveri e sulle correlate storie di morte.

Gli omicidi toccano quasi sempre agli adolescenti maschi. Sono quasi sempre frutto di risse o vendette fra gang. E sono quasi sempre impuniti. Dati ufficiosi dicono che solo il 2 per cento degli assassini viene processato e imprigionato. Lo scenario di questi scontri sono normalmente le zone urbane periferiche, le favelas locali, in cui vivono soprattutto trinidini di discendenza africana. I motivi sono sempre gli stessi. Controllo del traffico di droga. Controllo del traffico di armi. Ma anche cose piu’ banali. Scaramucce tra leaders, offese. “Hai guardato la mia donna”, “hai riso di me”. “Mi hai mancato di rispetto, quindi ti ammazzo”.

La situazione sta peggiorando. A meta’ giugno il tasso di omicidi a Trinidad contava 115 morti in piu’ della stessa data nell’anno precedente. Si’, in piu’, non in tutto. In tutto erano 241. Fate il conto dei giorni. E contate che Trinidad e’ piccola, in tutto lo stato ci sono 1.2 milioni di persone, e questo include Tobago che ‘e molto piu’ tranquilla.

Orisha qualche mese fa e' tornata a casa e mi ha detto a mezza voce, sbucciando un'arancia. “Oggi hanno ucciso due dei ragazzini che erano stato nello YMCA un paio di anni fa. Fatti secchi a sangue freddo”. L'ha detto cosi', con tono neutro, come se mi stesse raccontando del colore delle scarpe che si era appena comprata. La notizia mi ha colpita, naturalmente. Non sapevo che cosa dire. Cercavo di immaginare come deve essere doloroso sapere che due ragazzini che hai visto tutti i giorni per sei mesi e che hai lottato per rieducare e reinserire in un contesto di vista normale si sono fatti uccidere nel giro di due anni. Lei mi guardava di traverso, spiava la mia reazione con una sorta di divertimento perverso. Quanto e' facile sconvolgerla!, dicevano i suoi occhi. “Mi dispiace tanto, Orisha, e' una notizia terribile. Quand’e’ il funerale?”. Lei ha risposo, durissima. “Non lo so ma non ci vado. E’ una perdita di tempo. Ne ho visti gia’ fin troppi, di funerali.” E l'argomento era chiuso.

Nessun commento: