lunedì 21 luglio 2008

Fabbriche

Una cosa che mi piace tanto a Port of Spain è la zona industriale.

Lo so che tutti la considerano orribile, e devo ammettere che qusta considerazione ha una sua buona ragione. La città avrebbe tutto il potenziale per essere considerata, se non una città d'arte secondo gli standard europei, quantomeno un bellissimo esempio di citta' dall'architettura caraibica. E' ricca di palazzi magnifici e di case d'epoca coloniali, che sono lasciate andare all'incuria del tempo. E svilita dall'assenza di un piano regolatore, ha visto sorgere selvaggiamente palazzoni grigi e brutti, eretti a casaccio tra le strade strette e i marciapiedi rotti. Ha visto costuire una centrale elettrica pachidermica, con tre minacciosissime ciminiere, proprio nel centro città. Ha visto dedicare gli spazi vicino al mare a grossi complessi industriali, a spianate per la raccolta di containers, a brutti colossi fumanti.

Eppure, dopo l'iniziale sconcerto per le strane scelte (o meglio: non-scelte) urbanistiche, ho cominciato a vedere una certa grazia in questi casermoni. Ho sempre avuto una strana attrazione per le fabbriche, specie quelle dismesse. Non ha nulla a che vedere con la moda trita e ritrita di trasformarle in loft da sogno. Mi piacciono proprio così, con tutti quei tubi e quelle scale a chiocchiola che si arrampicano sottili e si incrociano e si slanciano attorno alla grezza costruzione centrale. Mi piacciono le forme. E mi piace quando sono ferme, quando hanno smesso di lavorare, e rimangono nella città come detriti, come cattedrali antiche della produzione di massa. La morte getta un'ombra di fragilità quasi commuovente su questi colossi.

Da anni ormai ho la fantasia di prendere una di queste vecchie fabbriche e colorarla tutta con i colori più impensati. Blu, giallo, rosa, verde. Ogni tubo un colore. Alla fine sembrerebbe un giocattolo enorme, un inno all'infanzia. Quando passo davanti alle fabbriche di Port of Spain mi chiedo sempre come sarebbero, tutte ridipinte.

Ma forse la cosa che mi piace di più è quando ci passo di fianco di notte, in macchina. Allora non ho più bisogno di immaginarle di altri colori, sono bellissime così come sono. Grandi masse d'ombra, coperte di lucine gialle che ne segnano i profili, che ne illuminano gli angoli. Sembrano grosse navi addormentate, sembrano costellazioni solide cadute sulla città. Ce n'è una in particolare, che non è una fabbrica ma piuttosto un elemento di una raffineria, o qualcosa del genere. Insomma un'enorme struttura bianca, tutta di sbarre di ferro incrociate. E' fuori città, sulla strada per Chaguaramas, su una specie di pontile o piattaforma che penetra nel golfo di Paria. Non mi sono mai chiesta a cosa serva, nè mi interessa. So solo che quando la vedo di notte mi dico sempre che è bellissima, appoggiata sul mare con tutte quelle luci, leggera e austera come un castello di carte.

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