Settimana scorsa dopo il lavoro sono fuggita a Maracas. Ho preso telo e costume e mi ci sono precipitata, prima che calasse il sole. La solita vecchia Maracas, la spiaggia più banale di tutte, la più vicina in macchina da Port of Spain. Se ne parla come se niente fosse, senza nemmeno pensare che si tratta di una bellissima baia tropicale. E' stata la fuga pomeridiana della scorsa settimana farmelo ricordare, tutto d'un tratto.
Era un giorno infrasettimanale, la spiaggia era quasi vuota. C'era una luce chiara, tutto sembrava pulito. La bellezza nuda di quel paesaggio mi ha colpita come uno schiaffo, e mi ha obbligata a fermarmi li', in piedi nel vento, a riscoprire piano il fascino rovente di Maracas beach. Disegnata in una stupenda ansa verde, in centro ad una corona regolare di montagne coperte di bosco fitto, senza l'ombra di una casa. Un bacino quasi circolare di mare ondoso, che si apre all'oceano solo all'orizzonte lontano. La sabbia fine, le palme slanciate tutte in fila, i chioschetti colorati alle spalle.
L'acqua era verdissima, un color giada molto denso. Una speciale tonalita' che rifletteva il colore delle montagne intorno. Mentre facevo il bagno vedevo quel mare di giada che andava a limitare contro il piede dei monti, e le due masse di acqua e di terra si proseguivano l'un l'altra nella stessa identica tonalità cromatica. Bellissimo. Poi mi sono voltata verso il mare aperto e mi sono messa a osservare le onde che mi venivano incontro ritmicamente. Prima che si trasfomassero in ricami estesi di schiuma bianca si potevano distinguere i rotoli d'acqua che si gonfiavano tra gli spruzzi, così lucidi e trasparenti che sembravano fatti di vetro.
mercoledì 23 luglio 2008
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