Stanotte verso le cinque vengo svegliata da delle voci. Grida e rumori. Voci di uomini, giovani, vicinissimi. E rumore di una macchina accesa, qui davanti al cancello, e piatti rotti. Mi alzo di scatto, saltogiù dal letto, sbircio fuori dalla porta della mia stanza. Vedo la luce accesa in soggiorno. Io l'avevo spenta, ne sono sicura. Ci metto un microsecondo a realizare. Merdamerdacazzomerda. Oddiomiodiodiodio. Ladri. Ci sono i ladri. Sono a casa da sola i questi giorni, Wilma è andata in Canada da sua figlia per cinque settimane. Avranno controllato la casa, pensano che sia vuota. Ci sono i ladri in casa!
Chiudo subito a chiave la porta della mia stanza. Prendo il cellulare. E' scarico, porca miseria! Mi guardo intorno, dove mi nascondo? Nell'armadio. Mi metto dentro. Oddio-oddio-oddio. Sono in maglietta e mutandine, se mi trovano così mi stuprano. Merda. Sto in silenzio, chiusa dentro. Continuo freneticamente a cercare di accendere il cellulare, senza riuscirci.
Mi chiedo se la porta chiusa desterà sospetti. Mi sento molto lucida, nonostante stia tremando. Mi accorgo che sto tremando solo quando tiro fuori la batteria del cellulare e la rimetto dentro, per vedere se si rianima un attimo. "No, anche la camera di Wilma è chiusa a chiave, e non c'è dentro nessuno. Penseranno che le porte sono tutte chiuse, in generale". Poi però rifletto. "In camera mia c'è il letto disfatto, capiranno che qualcuno c'è. Mi cercheranno e mi troveranno". Poi mi rassicuro da sola. "Potrebbe essere disfatto da ieri o da ierilaltro. Chi controlla la casa sa che spesso non dormo qui." Sono terrorizzata, mi shiaccio sul fondo buio dell'armadio.
Passa qualche minuto, non succede nulla.
Forse se ne sono andati.
Strano, non hanno neanche controllato le camere.
Forse sapevano cosa volevano, l'hanno preso e sono fuggiti.
Forse era qualcuno che conosceva la casa.
Mi pare di sentire dei rumori.
Sono ancora qui.
Penso. Se arrivano e mi trovano non li guardo in faccia, chiudo gli occhi per non essere una possibile testimone, alzo le mani e li prego di non ammazarmi. Ne parlavo ieri. Qui quando ti derubano ti ammazzano, meglio un testimone in meno che la coscienza pulita. Ci sono in giro tante di quelle armi e le pallottole costano poco. Le pallottole costano poco. Le pallottole costano poco. Questa frase continuava a riecheggiare nella mia testa.
Passa qualche altro minuto. Decido di uscire dall'armadio e cercare di ricaricare il cellulare. Ragiono in modo lucido e freddo. Non è troppo arrischiato? Decido di no. Se li sento forzare la mia porta mi ributto dentro. Mi alzo, vedo che la luce in soggiorno è ancora accesa. Sono ancora qui. Mi sembra di sentire rumori dalla cucina. Metto il cellulare in carica, al buio, tremando. Si accende. Penso che il numero della polizia sia 999, ma so che chiamare la polizia qui non serve praticamente a niente. Mi diranno che non hanno macchine. Mi diranno che non c'è nessuna pattuglia in zona. Ne ho parlato mille volte, con mille persone. Tutti mi hanno detto che la polizia non arriva mai. Decido che se devo fare una chiamata sola mi conviene chiamare K, lui poi chiamerà chi di dovere. Digito il suo numero, lo sveglio. "I'm hiding, there are thives at home, yes, now, right now, please do something", dico sottovoce. Appena attacco mi nascondo di nuovo. C'è poca aria,. So che se passa ancora qualche minuto senza che mi trovino probabilmente sarò salva.
Mi torna in mente la conversazione di ieri con Cristian, che mi ha detto che un giorno era entrato in un negozio di mattina presto al centro commericale e c'erano i ladri. Gli avevano puntato la pistola alla tempia, lo avevano legato insieme a tutti i commessi e al gestore del negozio. Mi ha descritto la situazione, la paura che ha avuto. Per fortuna ne era uscito illeso. Mi viene anche in mente anche la storia di Katrina, una signora che conosco che martedì è stata bloccata di fronte a casa sua, in un quartiere residenziale alle 3 del pomeriggio, era stata picchiata e derubata. L'ho vista 2 giorni dopo, ancora piena di lividi. Ovviamente avevano controllato i suoi orari, sapevano che stava tornando. "Come sanno che casa mia è vuota", penso con un brivido.
C'è silenzio, decido di uscire di nuovo per mettermi i jeans che sono sulla sedia. Penso ai movimenti che farò prima di uscire dal nascondiglio. Vengo fuori senza fare rumore, mi vesto, sistemo un attimo il letto in modo che a prima vista sembri fatto, per far credere che la casa è davvero vuota. Poi prendo una coperta e mi ci avvolgo nell'armadio, magari penseranno che sono una vecchia valigia. Penso in fretta. Penso che non sarò mai più a casa da sola. Neanche Clarissa c'era stata, a casa sua da sola. Aveva chiamato Orisha, "per compagnia e per sicurezza". Le ragazze bianche le controllano. Questa settimana hanno ammazzato due turisti svedesi a Tobago. L'anno scorso sempre a Tobago hanno ucciso l'amica italiana di Cristian, lui ci aveva parlato al telefono la mattina stessa. Le ragazze bianche le controllano. Le case vuote pure.
Dopo un minuto sento il rumore familiare della macchina di K che arriva sparata davanti casa. Sento bussare forte alla porta d'ingresso. Aspetto, non succede nulla. Cerco di capire se i ladri sono ancora in casa. Mi pare di no. Aspetto. Nulla. Bussano di nuovo. Non c'è più nessuno. Mi alzo, vado in soggiorno. Arrivo alla porta. Vedo che è chiusa, con tutti i luccheti chiusi. Come è possibile?
Sono sconcertata. Non era vero niente. Non ci posso credere, non ci sono mai stati i ladri, era stato un incubo. Voci sognate, così come i rumori. La luce l'avrò lasciata accesa io. Un incubo terribile e reale. Dio-mio-che-paura-che-ho-avuto. Apro la porta, esco di casa. In piedi davanti al cancello c'erano Mister K e Marlon - entrambi un fascio di nervi. Mi vedono uscire, mi chiedono all'unisono se sto bene. Io mi sento svenire. Prima di tutto per il rilascio di adrenalina. E poi per il dispiacere di averli spaventati a morte a causa di un trucco della mia immaginazione. Evidentemente tutta la paura accumulata in mesi di storie dell'orrore era finita direttamente nel mio inconscio. Clinicamente parlando, la perdita della capacita' di interpretare correttamente la realta' e' una delle possibili e piu' comuni manifestazioni di una situazione di stress prolungato.
lunedì 13 ottobre 2008
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2 commenti:
Vivi, traumatico....il bello è che mi è capitato una cosa similissima...qui a casa, nella mia stanza, al pomeriggio, è entrato un ragazzetto...mi ha portato via un bel po dicose, erano le 14 tipo, i vicini l'hanno visto, hanno chiamato la polizia (che è arrivata, ma tardi)
vuoi mettere la rapidità di un ragazzetto in ciabatte che salta su per il muro e va a nascodnersi nella favela che c'è non molto lontana?
poche notti dopo ero sola a casa, e mi parte la paranoia...sento dei rumori, mi chiudo a chiave in stanza, e mi tengo con il cell in mano col numero 190 gia scritto..
anche per me, grazie a dio, si è trattato di fantasia..
che merda però ste storie di trinidad..che triste pensare che loro ci convivano sempre,con la paura
'''Clinicamente parlando, la perdita della capacita' di interpretare correttamente la realta' e' una delle possibili e piu' comuni manifestazioni di una situazione di stress prolungato.'''
E vero.Ma ancora faccio fatica a credere che tutto questo era frutto della tua imaginazione.E possibile ? Perche poi e durato almeno 30 minuti non ?
Mi dispiace.L'hai scritto molto bene cmq.Vero thriller.
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