mercoledì 22 ottobre 2008

Il culto di Shango I

Venerdi' notte sono stata a un rituale Orisha.

Orisha e' una religione caraibica, nata dalla fusione dei culti africani e il cattolicesimo. Siccome l'amministrazione britannica e coloniale proibiva agli schiavi africani di celebrare i loro culti animisti (provenienti principalmente dalla Nigeria e dall'Africa Occidentale), loro sono stati costretti a praticarli in segreto, mescolandoli a preghiere cattoliche e chiamando i loro demoni con nomi di santi. La religione Orisha e' presente in quasi tutto il continente americano, sotto diverse declinazioni. Si chiama Candomble' in Brasile, Santeria nel sud degli Stati Uniti d'America, Voodoo ad Haiti. A Trinidad ha mantenuto il nome originale: Orisha. E la principale divinita' si chiama Shango.

I culti Orisha avvengono di notte e sono piuttosto ermetici. Ogni tribu' li celebra in luoghi e tempi differenti. Quella a cui mi sono aggregata vive in un villaggio sperduto del centro di Trinidad e celebra una settimana di culto ogni anno ad Ottobre, per quattro notti consecutive, dal martedi' al venerdi'. I culti iniziano a mezzanotte e terminano verso le sette del mattino, e ogni notte si rende omaggio a una o piu' divinita'. Ogni notte si sacrifica un animale, normalmente un gallinaceo o una capra. Solo ogni quattro anni si uccide un bovino. L'ultima notte e' la piu' importante perche' e' dedicata a Shango in persona, e non avviene nessun sacrificio.

Siamo arrivati verso le undici in una casa di campagna gremita di gente. All'ingresso della corte c'era acceso un grande fuoco, e negli angoli del giardino c'erano piccole cappelle o spazi in cui si raccoglievano gli elementi utili al rituale (bottiglie, coltelli, bastoni e olio) in composizioni tanto affascinanti che mi sarebbe piaciuto estrarle e portarle direttamente alla Tate Modern di Londra. Tutto era impestato di un forte odore di capra, io temevo di prendermi qualche malattia e cercavo di decifrare la strana atmosfera che impregnava ogni cosa. Donne lavoravano febbrilmente in cucina per il ricevimento che sarebbe sguito alla cerimonia, e ogni tanto uscivano con vassoi colmi di fette di torta. Io non ho avuto il coraggio di toccare cibo.

Come tutti gli altri, ero vestita tutta di bianco. Indossavo una gonna ampia e lunga e una maglia fine. Una ragazza bellissima mi ha avvolto la testa in un turbante dorato, alla maniera africana. Quando mi sono vista allo specchio mi sono impressionata per quanto un semplice dettaglio potesse camabiare tanto radicalmente la mia immagine. Ovviamente ero l'unica persona dalla pelle bianca, e mi sentivo osservata alternatamente con simpatia e con sospetto. Tutto mi sembrava strano ed eccitante. Osservavo con impazienza lo spazio quadrato al centro del cortile all'interno della quale sarebbe avvenuto il culto. Mi chiedevo se sarebbero davvero comparsi gli spiriti demoniaci, se si sarebbero davvero impossessati dei corpi delle persone.

Verso mezzanotte, i tamburi hanno cominciato a suonare per chiamarci tutti a raccolta...

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