mercoledì 22 ottobre 2008

Il culto di Shango II

Tre o quattro tamburi impartivano un ritmo serrato, vibrante e africano. Ragazzi agitavano maracas e aggiungevano una nota sabbiosa al ritmo delle percussioni. Donne, uomini e bambini in bianco si raccoglievano all'interno dello spazio quadrato e camminavano in circolo, in direzioni alternate. Al centro del cerchio giacevano alcuni oggetti magici. Il sangue nero dei partecipanti li spingeva istintivamente a muoversi al ritmo della musica. Io me ne stavo immobile, candida e Europea, seduta sulla panca che circondava lo spazio del culto, e osservavo con occhi sgranati tutto quello che mi accadeva intorno.

Lo Spirito non ha tardato a manifersarsi. Dopo una mezz'ora scarsa di danze, "qualcosa" si e' impossessata di Uncle Matthew, il padrone di casa. A quanto pare lui viene sempre posseduto per primo. Lui ha cominciato a danzare in modo strano, muovendosi come un demone, come un folletto. Io lo osservavo e pensavo che stava facendo finta, che si era allenato a muoversi a quel modo in anni di pratica. I tamburi continuavano a suonare, un sacco di gente si raccoglieva intorno al nostro spazio, donne accendevano candele e distribuivano zucchero. Uncle Matthew danzava vorticosamente, muovendo gli arti in modo angoloso, tenendo gli occhi sbarrati. Teneva in mano un machete, che appoggiava sulla testa e sulle spalle delle persone raccolte intorno a lui, senza smettere di danzare. Dopo un po' e' svenuto, e' stato raccolto ed e' stato con delicatezza dai suoi familiari, io mi chiedevo preoccupata cosa stesse succedendo. Joshua mi ha sussurrato all'orecchio: "Lo Spirito se n'e' andato".

I tamburi non hanno mai smesso di suonare. I piu' vecchi e saggi tra i partecipanti, quelli che custodivano al meglio la memoria degli antenati, gradivano formule spiritiche e magiche che poi tutti ripetevano ritmicamente, insistentemente, all'infinito. Chiamavano gli spiriti con frasi segrete in lingue africane dimenticate. L'atmosfera si inspessiva, io venivo incoraggaiata a battere le mani "Battile piu' forte!", per entrare a far parte del ritmo universale prodotto dai tamburi e dalle nenie incomprensibili che parevano preghiere.

Sempre piu' persone si disperdevano in quei ritmi, alcune sono andate in trans. Un uomo ha cominciato a muoversi convulsamente, febbrilmente, dolorosamente. Non riusciva a controllare il suo corpo, non si poteva arrestare. E poi lo stesso e' successo ad una ragazza, che mi ha particolarmente impressionata. E' crollata a terra, mentre il suo corpo subiva convusioni che parevano insopportabili. Si rotolava sul pavimento, velocissimiamente, sbattendo sulle gambe delle donne vicine. Sembrava un pesce fuori dall'acqua, sembrava avesse un attacco epilettico. Nel frattempo, i tamburi continuavano a battere, le maracas a vibrare. Quel ritmo incessante continuava ad influenzare la pulsazione del nostro cuore.

La cerimonia era interminabile, ricordo una grande stanchezza. Osservavo gli spiriti entrare ed uscire dalle persone, le guardavo danzare, le guardavo giocare con i coltelli, ungersi di olio. Varie fasi della notte corrispondevano a varie divinita', che venivano adorate attraverso vari oggetti. Maceti, coltelli, candele. Olio d'oliva veniva sparso ovunque, per terra, sulla fronte delle persone spiritate, sui loro piedi. Quell'odore oleoso si mescolava all'odore di capra in una combinazione nauseante, io mi sentivo esausta.

Io dal mio angolo riflettevo su quello che stava accadendo. Pensavo che il potere della ritmicita' stava suggestionando tutti. Che era impressionante vedere come la gente entrava in trans. Che era formidabile vedere come alcuni eletti raggiungessero uno stadio di incoscienza in cui parevano mossi da uno spirito demoniaco. Era un rituale primitivo, e io ne facevo parte. Era un'esperienza allucinante. Verso le quattro di notte ci siamo fermati per una pausa, e io sono crollata dal sonno e dal disagio.

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