La citta' non grande ma e' ampia, sparpagliata, dall'aspetto vagamente rurale. Tra una casa e l'altra a volte si aprono zone indistinte di prato incolto, in cui pascolano amabilmente gruppuscoli di mucche e capre, come se niente fosse. Il traffico e' sfrecciante. Macchine, maxi-taxi, biciclette e motorini. E tutti indossano questi fighissimi caschi vintage stile tedesco, di cui faro' incetta per i miei amici. Ma ogni tanto si vedono anche passare, nel mezzo di questa confusione terzomondina, carri trainati da muli e cavalli, che si annunciano con il loro strabilitante zoccolio. Le strade non hanno marciapiedi, e ai bordi delle case ci sono fogne a cielo aperto. Gli odori sono molti, diversificati, e tutti categoricamente nauseabondi. Inoltre essendo sotto al livello del mare ed essendo un tempo stata una colonia olandese, Georgetown ha preservato anche dei canali lungo le strade, tristemente sporchi e stagnanti.
Eppure, nonostante questi elementi di faticenza, non si puo' dire che la citta' abbia un aspetto triste. La decadenza si associa alla vitalita' del caribe. Non ci sono cinema, e' vero. C'e' un solo, antiquatissimo centro commerciale e tutto il resto sono negozietti pienissimi e maleodoranti dove pero' traffica un sacco di gente e dove si possono fare affari d'oro. La presenza rasta e' minore rispetto a Trinidad, ma i colori e la cultura musicale sono gli stessi, come si vede riverberare e si sente riecheggiare da ogni angolo di Georgetown. Il mercato e' una meraviglia di colori, le strade sono piene, tutto pullula di vita. Un po' come Port of Spain, ma piu' grande, piu' povera, piu' sguaiata. Piu' brulicante di attivita', di grida, di biciclette.
Oggi pomeriggio abbiamo passeggiato per ore ed ore nel dungeon maleodorante di town. Tra strepiti e musica, tessuti colorati e pattumiera, montagne di frutti esotici e barboni che brandivano coltelli. Passando carri colmi di verdure, bancarelle, negozi di parti di macchina usate. Sgusciando tra ragazzini rissosi, pescivendoli e cumuli di dvd pirata. Entrando in chiese di legno bianco, nei negozi cinesi, nel labirinto del vecchio mercato coperto pieno di marcellerie e bigiotteria. Io cercavo di catturare ogni particolare di questo putiferio di informazioni, mentre davanti ai miei occhi si schiudevano incessabilmente migliaia di imprevedibili, eccitanti sorprese.
domenica 16 novembre 2008
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