Poco al di fuori del giardino zoologico di Georgetown c'è uno stagno in cui vivono le manatees. Le manatees sono una specie di tricheco o leone marino, che nella declinazione delle Indie Occidentali corrisponde a un mammifero tenerone e pacifico che vive in acqua dolce, mangia fiori ed erba e che qualche volta si lascia anche accarezzare. Mister K ne va matto, e me le ha volute far vedere da vicino. Ci siamo andati un pomeriggio, il sole era rovente, l'aria era immobile. Le manatees sono timide, stanno a fior d'acqua e lasciano intravedere solo il naso. O se stanno mangiando la bocca, che si muove ritmicamente in superficie per mangiare le alghe. Non sono considerate un animale grazioso, anzi sono un po' goffe, in questo gran dimenare di mandibole mentre tutto il resto del corpo se ne sta sott'acqua. E proprio per questo per chi le ama sono di una tenerezza inedescrivibile. Cercavamo di attirarle, ma loro non si fidavano. Finchè non è arrivato un bambino, avrà avuto 9 anni, con la piccola divisa della scuola tutta sporca e lo zainetto rotto, che ci ha chiesto di comprargli uno snack.
"Uno snack, eh?", gli chiede K con aria fintamente burbera. "E che cosa vorresti, sentiamo". "Dei biscotti, o una limonata", risponde lui pronto, con l'aria di chi lo chiede a tutti i passanti che incontra. "Dei biscotti o una limonata... vediamo... tu le sai attirare le manatees?" "Sissignore" "Beh vediamo quello che sai fare", lo sfida K. Il bambino si sdraia sulla pancia al bordo dello stagno, e si mette ad agitare l'acqua e a fare dei versi come a chiamare dei gatti. E' tutto impegnato, tutto concentrato, ma le manatees continuavano ad avere paura. "Dimmi un po'", chiede dopo un po' Mister K, "ma tu non dovresti essere a scuola?". "Oggi si fa solo metà tempo". "Metà tempo, eh? Capisco..." dice K sdraiandosi accanto a lui, e cercando a sua volta di chiamare le manatees. Tra loro si stava costruendo una certa affinità, e io me ne stavo in disparte, con il mio vestitino verde e il mio cappello di paglia e il mio immancabile aspetto forestiero, cercando di non rompere il magico equilibrio che Mister K stava fabbricando. "Hai mai visto una manatee emergere dall'acqua e mordere qualcuno?, gli chiede K. "Le manatee non mordono!", risponde il bambino indignato. Mister K si mette a ridere, il piccolo sa il fatto suo.
"Beh, mi sa che stiamo antipatici alle manatees", dice K ad un certo punto. "Dai, vieni che ti compro un biscotto". Il bambino si alza di scatto e noi ci incamminiamo verso il chioschetto più vicino. "E allora dimmi, Shanti", dice K che nel frattenpo aveva imparato il suo nome, "che cosa hai imparato oggi a scuola?" Il bambino si ferma, tira fuori il quadernino tutto spiegazzato, e lo offre a K. Lui lo sfoglia, pensieroso. "Come si chiama la tua maestra?" "Miss Susan" "E' brava Miss Susan?" "Sì", risponde lui distratto. "Ma Shanti", incalza Mister K "l'ultima data che vedo scritta su questo quaderno è metà ottobre. Ci sei andato a scuola negli ultimi giorni?" "Sì...", farfuglia lui, e si mette a correre. Arriviamo al chiosco, compriamo dei biscotti e dei succhi di frutta. La signora del chiosco quando lo vede esclama "Sempre qui, 'sto ragazzino!". "Lo conoce, signora?". "Lo conosco sì, gira sempre qui intorno, questo discolo!" grida lei. Noi torniamo allo stagno, per chiamare le manatees. Mangiamo tutti insieme i biscotti, beviamo i succhi. Shanti ci racconta che da piccolo faceva il bagno nello stagno e le cavalcava. non mi sorprende che un bambino così selavitco e spigliatro scappi sempre dalla scuola. Mi chiedo che ne sarà di lui in futuro.
Le manatees non si avvicinano, e noi dopo un po' decidiamo che è ora di andare. Alzandosi, Mister K porge il sacchetto di prelibatezze al bambino, e poi cerca di fare un'ultima cosa per lui, un ultimo piccolo gesto per questo cucciolo arruffato. "Shanti, tu sei un bravo bambino?" gli chiede. "Sì", risponde lui. "E quando è stata l'ultima volta che qualcuno ti ha detto che sei un bravo bambino?". Shanti arrossisce. "Nessuno mi dice mai che sono un bravo bambino". "Beh, secondo me lo sei", gli dice fermo Mister K. "Per me tu sei un bravo bambino". Lui guarda in basso, pensoso, e afferra il sacchetto. Noi ci incammniamo e lui rimane a salutarci con la mano. Poi quando ripassiamo lo vediamo da lontano mentre gioca da solo, nel prato. Mentre fa le capriole.
domenica 16 novembre 2008
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