lunedì 29 settembre 2008

Piero

Piero era un fotografo. Si faceva spedire ai quattro angoli della terra, 2-3 settimane alla volta, e fotografava. Non era facile in una ventina di giorni scarsi riuscire ad immergersi in una realta' completamente etsranea, comprendere una situazione geopolitica complessa, immedesimarsi in un luogo e in un popolo sconosciuti, e riuscire a racchiudere tutto in una fotografia, uno scatto, un'istante catturato alla realta'. E non era facile viaggiare vorticosamente, accompagnando ogni volta un giornalista diverso, in un turbinio di colori-odori-sapori-concetti nuovi senza nessuno con cui condividerli. Ma Piero era un professionista, lavorava per un'agenzia francese che serviva Panorame e L'Espresso, il Times Magazine, Le Figaro e chi piu' ne ha piu' ne metta. Un professionista instancabile. Fin quando non ha messo piede a Trinidad.

Piero e' arrivato a Trinidad quidici anni fa, per fare un servizio di fotografie-ritratto al premio Nobel per la Letteratura Derek Walcott per Marie-Claire. Ha fatto un giro alla punta nord-est dell'isola, dove si incontrano il Mar dei Carabi e l'Oceano Atlantico. Ha attraversato i villaggi di Toco, Sans Souci, Monte Video. E' arrivato a Grande Riviere, un paesino di trecento anime con una bella spiaggia pulita e deserta dove sfociava un piccolo fiume lento e con tutto intorno la foresta. E li' si e' fermato.

Piero ha costruito un meraviglioso albergo sulla spiaggia, talmente i armonia con l'ambiente che sembra che sia emerso dalla sabbia insieme ai mandorli e ai gigli selvatici. Rustico, semplice, di buonissimo gusto. Con una grande sala tutta apera ai lati, circondata da portici che incorniciano l'orizzonte marino in quadri viventi. Tavoli di legno fatti fare da lui, arte locale alle pareti, pavimento in pietra su cui si cammina a piedi nudi. Le camerette sono carine e spartane, ognuna di un colore diverso, con tante finestre e pezzi sparsi di artigianato locale. Tutto intorno ci sono alberi piantati da lui, in uno stile apparentemente casuale, naturale, che rispetta il carattere rigoglioso della natura caraibica. Fiori e frutti ovunque. E ovunque ci sono statue e totem di legno che emergono ironicamente tra le foglie, come grossi funghi. La sintesi perfetta tra arte e natura. Tantoche una volta il suo albergo e' stato usato per un ritiro di un gruppo di artisti, che come ringraziamwento per l'ospitalita' si sono lasciati alle spalle un sacco di murales sulle pareti delle stanze, dentro le docce, dietro le porte.

Deve essere stato difficile fermarsi qui, dopo una vita di viaggi con base a New York. Stare a Grande Riviere tra gente semplicissima, con un'esperienza di mondo che spazia al massimo una ventina di chilometri. Costruire tutto da solo, renderlo bello, utilizzare solo materiali naturali, non usare nessun pesticida, mantenere l'habitat intatto. Deve essere stato difficile farsi accettare come straniero nella comunita' locale, senza venire isolato ma anzi essendo amato e rispettato. Tutti lo adorano, al villaggio. Lo considerano un saggio, alcuni quasi lo trattano come un padre. Deve essere stato difficile passare da una vita di liberta' totale alla responsabilita' morale di essere un punto di riferimento per un villaggio intero, in una qualunque isola caraibica...

Appena siamo arrivati a Mt. Plaisir Piero ci ha fatto vedere i suoi alberi, ci ha fatto assaggiare i suoi frutti. Uno grande e giallo chiamato golden apple. Delle castagne tropicali, delle piccole prugne. Ci ha portato a vedere il suo terreno, dove si sta piano piano costruendo una casa nella foresta con un balcone talmente enorme e piatto e non-finito che mi sembrava di essere in una casa sugli alberi. Ci ha fatto vedere la sua serra, dove coltiva basilico e prezzemolo, cavoli e insalata e frutti diversi di tutto il mondo. Ogni tanto qualcuno gli porta una pianta nuova, e lui la mette nel suo giardino. Proprio l'altro giorno ha scoperto che uno di questi alberi ha dato luce ad un frutto nuovo, che non esiste nei manuali di biologia. Un frutto grandissimo con polpa densa e arancione, dal sapore misto tra mango e pesca. Ne fara' dei buonissimo frullati.

Alla fine del nostro giro Piero ci ha guidato attraverso un sentierino tortuoso, con l'erba alta fino al ginocchio, fino all'ansa del fiume. Ci siamo tuffati nell'acqua fresca, mentre si avvicinava la sera. Gli aberi intorno erano gia' neri d'ombra, mentre il cielo era ancora azzurrissimo con nuvole bianche, come in quadro di Magritte. Quando siamo usciti tutti gocciolanti lui mi ha guardato con gli occhi che ridevano e mi ha detto: "Hai capito adesso perche' ho deciso di stare qui? Per tutto questo!"

1 commento:

Unknown ha detto...

Nessuna foto di questo paradiso ?