sabato 16 agosto 2008

Self'-analysis in Beirut

Ho scoperto una musica bellissima. Un gruppo che si chiama Beirut. In realtà stavo cercano riprese della città di Beirut in youtube: avevo voglia di vedere che aspetto ha il posto del mondo dove più mi piacerebbe capitare. E invece sono incappata in un video di questo gruppo indie fondato da un ragazzo americano che ha lasciato casa e scuola per andare a scoprire la musica Balcanica. E dopo essere sopravvissuto a mille rocambolesche avventure in Bosnia, Sebia e Macedonia ha prodotto della musica fantastica, piena di violini e ritmi zingari e atmosfere dell'est. Ora si trova a Parigi, dove sta esplorando il cuore del vecchio continente, tutto intento a registrare video camminando per strade bianche e taverne microscopische e aggiungendo una francesissima fisarmonica ai suoi magici ritmi zingari.

Continuo ad ascoltare queste canzoni per cullare il mio pianto. Le ripeto in continuazione, facendomene ipnotizzare. Ho solo voglia di solitudine e bellezza. Ho bisogno di pensare e lasciarmi attarversare da quello che sento, cercare di diparlo e di capirlo, e viverlo dolcemente.

Ieri ho avuto un bel momento di introspezione, alla retreat ONU. La retreat, un concetto molto corporate. Una giornata coi colleghi fuori dall'ufficio per parlare degli obiettivi comuni e per conoscersi meglio. Mi sembrava una di quelle cose nauseanti all'americana, in cui le aziende sperano di far crescere i profitti stimolando gli impiegati a diventare artificialmente amici, portandoli a giocare a bowling e offrendo serate al pub. Invece è stata un'esperienza inaspettatamente piacevole., in cui ho imparato cose interessanti.

Ad esempio il nostro coordinatore ha spiegato che un famoso studio psicologico ha classificato le persone in quattro tipi sociali fondamentali, basati su due assi comportamentali. L'asserività e l'emotività.
Il poco assertivo e poco emotivo è un tipo analitico, chiuso e razionale, formale e preciso.
Il molto assertivo e poco emotivo è definito driver, buon comandante, efficace e pragmatico.
Il poco asserivo e molto emotivo è il tipo amabile, sensibile e paziente.
Il molto assertivo e molto emotivo è il tipo espressivo, estroverso e carismatico.
Poi il coordinatore ha chiesto a tutti di giudicarci a vienda alla luce di queste categorie.

Ricordo di aver fatto questo esercizio in passato, quando avevo circa tredici anni. A scuola tutti avevano detto che io ero indubbiamente una driver. Assertiva, sicura di me, responsabile e razionale, tendente ad essere seriosa, a volte arrogante. Dopo più di dieci anni di vita il responso è stato il contrario. Praticamente nessuno ha detto che sono assertiva. La metà mi hanno definito analitica, la metà amabile. Probabilmente a seconda di quanto hanno interagito con me. A cosa si deve questo cambiamento così radicale nel modo di essere percepita? Perchè ora vengo definta timida, poco sicura? Perchè parlo a voce più bassa? Perchè sono diventata più sensibile ai bisogni degli altri, ma meno capace di esprimre la mia opinione?

Forse perchè sono anni che mi metto in situazioni al di fuori della mia comfort zone. Ho obbligato me stessa a viaggiare e a ricominciare tutto da capo almeno dieci volte, ad essere sempre l'outsider, sempre l'ultima arrivata, sempre quella che non sa parlare bene la lingua, quella che deve imparare come funzionano le cose in un contesto diverso. Mi sono obbligata a fare tutti i tipi di lavori, a stare in città straniere senza soldi, a cambiare corsi uniersitari di modo da essere sempre quella che sapeva meno di tutti all'inizio, per poter imparare di più. Ho cercato di diversificare il più possibile la gente con cui uscivo fin dai tempi del liceo, dai ciellini ai punkettoni. Mi divertivo a fare nello stesso giorno un turno di volontariato negli ospedali e un giro al droga party in periferia. Mi sono convinta che la chiave di tutto è l'apprendimento e la crescita, e quindi più mi sarei messa in situazioni nuove più in fretta sarei cresciuta. Forse però tutta questa varietà mi ha un po' debilitato, mi ha fatto perdere l'orientamento. Molte volte penso che non so più chi sono, che non mi so più descrivere, e che non mi so più riconoscere.

Continua a suonare la mia musica, mi bevo il mio caffè solubile. Mister K mi voleva portare in spiaggia per l'ultima volta, ma c'è un acquazzone tropicale. Tutto è strano e contraddittorio nella mia fantasia. Mi sento ricettivissima, tutti i sensi mi si sono amplificati. Ho il mio braccialetto di cocco addosso, le tende blu ondeggiano davanti a me. Io devo fare delle scelte e giro su me stessa come una trottola impazzita, fragile e nervosa come musica zigana.

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