martedì 17 marzo 2009

Terminal

Non avrei mai pensato che sarebbe potuto succedere. Quando sono passata per l’aeroporto di Miami più di un anno fa, durante il mio primo viaggio verso Trinidad, la sensazione che avevo provato era insofferenza. Non vedevo l’ora di andarmene da quel terminale-energumeno, labirintico e laccato, strabordante di negozi inutili, volgari e americani. Anche la visione di Miami dall’alto non mi aveva attratta per nulla. Una città ordinata e scintillante, tutta costituita da villette-lego ognuna con la sua piscinetta azzurra. Una vista gradevole, ma poco eccitante. Non vedevo l’ora di prendere il mio volo per Port of Spain. Ho passato le ore di attesa a leggere i miei libri, ho pranzato in una catena di fast-food biotico che non esiste in Europa (chissà com’è?), e ho accuratamente evitato tutti i negozi per non appesantire ulteriormente il mio monumentale bagaglio.

Questa volta, le cose sono andate diversamente. Dopo 13 mesi a Trinidad, in cui il posto più civilizzato dove sono passata è stata la microscopica Bridgetown a Barbados (che non differisce essenzialmente da Porto of Spain, è solo meno pericolosa), questo mi pare il paese dei balocchi. Che meraviglia! Non dover camminare con la costante preoccupazione di curare la borsetta, trovare bagni pulitissimi, corridoi dai pavimenti bianchi lucidi e indicazioni ovunque. Mi viene voglia di fare una vacanza in aeroporto. Tutti i negozi mi sembrano bellissimi e pieni di cose che effettivamente desideravo. Un negozio tutto di spazzole per capelli! Centinaia di spazzole di ogni forma, colore e tipo di setola. Ne ho presa una con il manico in legno rossiccio. Negozi di informatica. Poi mi compro una chiavetta USB così mi porto via tutta la musica Brasiliana di Amanda e di Ana. Tutta la stampa internazionale del mondo, parrucchieri e massaggiatori, piccole barrette di cioccolato fondente, incartate come gioielli. Adoro il consumismo! Voglio tutto! Questa volta niente esotismi con il cibo, ho voglia di comfort mentale. Sono andata da Starbucks, a prendermi un maledetto Vanilla Latte. E bando alle calore, mi sono anche presa un dolce. Un imitazione perfetta del ricciarello di Siena. Pazzeschi, questi americani!

Nessun commento: