San Paolo è una città cosmopolita.Una metropoli gigantesca, caotica, colorata ed inquinata. Ciò che più sorprende a San Paolo è l'esuberante varietà delle forme e dei colori. Ogni strada è diversa da tutte le altre. Ogni casa in ogni strada è diversa da tutte le altre. Ogni finestra in ogni casa in ogni strada è diversa da tutte le altre. Il Brasile è un inno alla differenza, all'espressione della personalità, alla singolarità dell'esperienza. Nulla è classificabile, nulla è definibile, perchè tutto vive esclusivamente della propria unicità, al di fuori di ogni concetto classificatorio.
La pluralità dell'esperienza di San Paolo non è solo architettonica. Il miscuglio etnico-culturale è sorprendente. Non si vede un volto simile ad un altro per lineamenti, incarnato, espressione. Asiatici, mulatti, caucasici, africani, giapponesi, ispanici, portoghesi, medio orientali. Ma il tratto più di distintivo di questa pluralità non è la sua semplice presenza. E' piuttsto l'assenza (o quasi) di raggrupamenti sociali lungo linee etniche. Anche se esistono quartieri più spiccatamente (per fare un esempio) giapponesi o italiani, le persone nella vita quotidiana non si raggruppano secondo la loro discendenza, come invece avviene in modo così marcato nei Caraibi. Questo tipo di conformismo non è contemplato nello spettro del possibile. Se raggruppamenti rispetto a principi socio-economici sono inevitabili, questi non comportano nessuna osservabile componente etnica.
Per tutto questo il Brasile è al tempo stesso così ricco e caotico. Ci sono decine di partiti politici, centinaia di stazioni radio, un proliferazione di scuole di pensiero. La vivacità è bella, ma a volte difficilmente gestibile. E' un mondo in cui tutto convive con tutto, contemporaneamente strepitoso e strepitante.
martedì 24 marzo 2009
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