Non avrei mai pensato che sarebbe potuto succedere. Quando sono passata per l’aeroporto di Miami più di un anno fa, durante il mio primo viaggio verso Trinidad, la sensazione che avevo provato era insofferenza. Non vedevo l’ora di andarmene da quel terminale-energumeno, labirintico e laccato, strabordante di negozi inutili, volgari e americani. Anche la visione di Miami dall’alto non mi aveva attratta per nulla. Una città ordinata e scintillante, tutta costituita da villette-lego ognuna con la sua piscinetta azzurra. Una vista gradevole, ma poco eccitante. Non vedevo l’ora di prendere il mio volo per Port of Spain. Ho passato le ore di attesa a leggere i miei libri, ho pranzato in una catena di fast-food biotico che non esiste in Europa (chissà com’è?), e ho accuratamente evitato tutti i negozi per non appesantire ulteriormente il mio monumentale bagaglio.
Questa volta, le cose sono andate diversamente. Dopo 13 mesi a Trinidad, in cui il posto più civilizzato dove sono passata è stata la microscopica Bridgetown a Barbados (che non differisce essenzialmente da Porto of Spain, è solo meno pericolosa), questo mi pare il paese dei balocchi. Che meraviglia! Non dover camminare con la costante preoccupazione di curare la borsetta, trovare bagni pulitissimi, corridoi dai pavimenti bianchi lucidi e indicazioni ovunque. Mi viene voglia di fare una vacanza in aeroporto. Tutti i negozi mi sembrano bellissimi e pieni di cose che effettivamente desideravo. Un negozio tutto di spazzole per capelli! Centinaia di spazzole di ogni forma, colore e tipo di setola. Ne ho presa una con il manico in legno rossiccio. Negozi di informatica. Poi mi compro una chiavetta USB così mi porto via tutta la musica Brasiliana di Amanda e di Ana. Tutta la stampa internazionale del mondo, parrucchieri e massaggiatori, piccole barrette di cioccolato fondente, incartate come gioielli. Adoro il consumismo! Voglio tutto! Questa volta niente esotismi con il cibo, ho voglia di comfort mentale. Sono andata da Starbucks, a prendermi un maledetto Vanilla Latte. E bando alle calore, mi sono anche presa un dolce. Un imitazione perfetta del ricciarello di Siena. Pazzeschi, questi americani!
martedì 17 marzo 2009
Shah
Abbiamo un altro gattino! E io che temevo che a K non sarebbero piaciuti i gatti. Invece si è appassionato, è stato capace di capire completamente il loro fascino. E poi, da vero padrone modello, ha cresciuto Gatta in modo talmente affettuoso che lei è diventata quasi un cagnolino. Inoltre ha letto tutto lo scibile umano si come crescere i gatti su tutte le pagine internet dedicate al tema. Per esempio ha scoperto che i gatti strizzao lentamente gli occhi quando sono felici (mgari mentre stanno facendo le fusa). Insomma le strizzatine d'occhio sono come dei bacini nel linguaggio dei gatti. E la cosa più sorprendente è che se si parla ai gatti nella loro lingua, loro capiscono. Se strizzi gli occhi a un gatto lui si sente amato.
Erano giorni che K mi parlava di un gattino piccolissimo, biano e nero, ch gironzolava sempre vicino al suo ufficio. Gli ha anche scattato delle foto e me le ha fatte vedere. "Lo vedi quanto è piccolo?", mi diceva. Un giorno ha fatto l'esercizio degli occhi. L'ha guardato a lungo sbattendo lentamente le palpebre, e lui gli si è avvicinato ed è andato a sederglisi vicino Questo gesto è stato sufficiente perchè K decidesse di adottarlo.
Siamo andati a prenderlo il giorno dopo. Una visita dal veterinario per lavarlo e vaccinarlo e via. L'abbiamo portato a casa. Gatta all'inizio non l'ha presa benissimo. Ha sentito che il su territorio veniva invaso da un gatto sconosciuto e continuava a soffiargli addosso, arrabbiata. Lui, dolcissimo, non reagiva. Forse Gatta pensava che noi ci aspettassimo da lei una difesa della casa. Però nel giro di un paio di giorni hanno fatto amicizia, hanno cominciato a giocare assieme e perfno a mangiare dalla stessa ciotola. A volte si danno dei bacini sul naso. La cosa più dolce del mondo.
L'abbiamo chiamato Shah, cioè "re" in persiano. Che però si legge come "chat", gatto in francese. Un nome che ben sia accosta a "Gatta", che anche ha due significati. Gatto femmina, in italiano. E se scritto "gata", significa "donna sexy" in portoghese brasiliano.
Erano giorni che K mi parlava di un gattino piccolissimo, biano e nero, ch gironzolava sempre vicino al suo ufficio. Gli ha anche scattato delle foto e me le ha fatte vedere. "Lo vedi quanto è piccolo?", mi diceva. Un giorno ha fatto l'esercizio degli occhi. L'ha guardato a lungo sbattendo lentamente le palpebre, e lui gli si è avvicinato ed è andato a sederglisi vicino Questo gesto è stato sufficiente perchè K decidesse di adottarlo.
Siamo andati a prenderlo il giorno dopo. Una visita dal veterinario per lavarlo e vaccinarlo e via. L'abbiamo portato a casa. Gatta all'inizio non l'ha presa benissimo. Ha sentito che il su territorio veniva invaso da un gatto sconosciuto e continuava a soffiargli addosso, arrabbiata. Lui, dolcissimo, non reagiva. Forse Gatta pensava che noi ci aspettassimo da lei una difesa della casa. Però nel giro di un paio di giorni hanno fatto amicizia, hanno cominciato a giocare assieme e perfno a mangiare dalla stessa ciotola. A volte si danno dei bacini sul naso. La cosa più dolce del mondo.
L'abbiamo chiamato Shah, cioè "re" in persiano. Che però si legge come "chat", gatto in francese. Un nome che ben sia accosta a "Gatta", che anche ha due significati. Gatto femmina, in italiano. E se scritto "gata", significa "donna sexy" in portoghese brasiliano.
Chioschetto
Sulla bellissima strada che porta a Maracas c'è un chioschetto carinissimo, in cui io e Terry ci fermiamo quasi sempre a comprare qualcosa. Si tratta di un gabbiottino giallo di 3 metri quadri massimo, in cui il rastaman Charlie vende frutta fresca della foresta. Arance, che sono diverse dalle arance italiane perchè hanno una buccia sottile da pelare con il coltello e non si dividono in spicchi. Cocchi, da cui bere l'acqua con la cannuccia e poi da spaccare per mangiare la gelatina. E canna da zucchero, vendta in pezzi da mezzo metro, da succhiare pigramente sulla spiaggia. Oh yeah!
sabato 14 marzo 2009
Accento
Ieri io e Terry abbiamo incorntrato un gruppo di Newyorkesi e abbiam passato la serata assieme. Ben tre di loro, senza essers consultanti, mentre chiacchieravano con me hanno esclamato: "Che carino! Hai preso proprio l'accento di Trinidad!".
Lopinot
Martin Lopez mi ha messo in mano due maracas, e ha dato a Mister K un piccolo strumento composto da un legnetto e un bastoncino. Poi, senza darci troppe spiegazioni, ha afferrato un chitarrino si è messo a suonare e cantare a squarciagola. Noi, senza sapere cos'altro fare, abbiamo cominciato ad agitare e percuotere i nostri strumenti, prima maldestrmente, poi sempre più entusiasmo. In men che non si dica, avevamo creato un concertino di parang, la musica di origine latina che è stata assorbita da Trinidad in qualche momento imprecisato della storia. Lui canta e noi suoniamo, lui e suona e noi cominciamo a ballare. La casetta-museo sulle montagne di Lopinot diventa un piccola festa a tre.
Quando la musica finisce, lui ci sorride e racconta. "Lopinot è un villaggio antico, fondato dal conte francese omonimo che aveva cento schiavi e un palazzo. La popolazione di Lopinot è ancora mezza indigena, li vedete i tratti centramricani?". Noi annuiamo, ancora inebriati dalla musica. "Ma soprattutto, Lopinot è la patria del parang a Trinidad, il vero cuore di questo bellissimo genere musicale. Sapete di chi sono queste fotografie nel museo? E sapete di di chi sono quelle statue nel giardino? Sono i grandi parranderos di Trinidad. Che tra l'altro sono miei antenati". Noi ci avviciniamo alle foto e lui ci enuncia orgoglioso i loro nomi. E poi, prima che ce ne andassimo per fare una camminata al fiume, ci dice bisbigliando. "E se tornate fra vent'anni, tra quelle quattro statue ci sarà anche la mia. La stanno già preparando..."
Quando la musica finisce, lui ci sorride e racconta. "Lopinot è un villaggio antico, fondato dal conte francese omonimo che aveva cento schiavi e un palazzo. La popolazione di Lopinot è ancora mezza indigena, li vedete i tratti centramricani?". Noi annuiamo, ancora inebriati dalla musica. "Ma soprattutto, Lopinot è la patria del parang a Trinidad, il vero cuore di questo bellissimo genere musicale. Sapete di chi sono queste fotografie nel museo? E sapete di di chi sono quelle statue nel giardino? Sono i grandi parranderos di Trinidad. Che tra l'altro sono miei antenati". Noi ci avviciniamo alle foto e lui ci enuncia orgoglioso i loro nomi. E poi, prima che ce ne andassimo per fare una camminata al fiume, ci dice bisbigliando. "E se tornate fra vent'anni, tra quelle quattro statue ci sarà anche la mia. La stanno già preparando..."
martedì 10 marzo 2009
In libreria
Ieri sono andata alla mia liberia preferita, The Reader's Bookshop. Cercavo una guida per il Brasile, ma non ce l'aveva nessuno. Il distacco tra i Caraibi e l'America Latina è sempre stupefacente. Il libraio Chris aveva la mia guida, e molto altro.
Prima di tutto mi ha detto che il nostro amico comune Ric, l'ex coinquilino di Clarissa che scriveva per la Rough Guide Trinidad and Tobago, adesso si trova a Rio, a scivere un'altra guida turistica. Quale contatto migliore per andare in giro per la città a provare bar e ristoranti? E che divertente pensare che i miei commenti potrebbero finire in una delle guide turistiche più famose del mondo!
E inoltre chiacchierando del più e del meno mi ha anche fatto una mezza offerta di lavoro. Quando torno dal Brasile potrei aiutarlo con la libreria, un giorno alla settimana. E perchè no? Starmene per una giornata intera a sfogliare i bellissimi libri dell'apparamentino-biblioteca di St. James mi pare proprio una proposta che non si può rifiutare...
Prima di tutto mi ha detto che il nostro amico comune Ric, l'ex coinquilino di Clarissa che scriveva per la Rough Guide Trinidad and Tobago, adesso si trova a Rio, a scivere un'altra guida turistica. Quale contatto migliore per andare in giro per la città a provare bar e ristoranti? E che divertente pensare che i miei commenti potrebbero finire in una delle guide turistiche più famose del mondo!
E inoltre chiacchierando del più e del meno mi ha anche fatto una mezza offerta di lavoro. Quando torno dal Brasile potrei aiutarlo con la libreria, un giorno alla settimana. E perchè no? Starmene per una giornata intera a sfogliare i bellissimi libri dell'apparamentino-biblioteca di St. James mi pare proprio una proposta che non si può rifiutare...
Piccolo aggiornamento
Sono stanchissima, ma questa sera voglio lasciare un messaggio. E' molto che non scrivo, la vita è diventata un turbine di cose da fare. O forse Trinidad ha un po' smesso di sorprendermi. Dopo l'euforia del Carnevale e dopo la partenza di The Brother, la città è tornata a muoversi col ritmo lento e regolare di prima, con i suoi ingorghi, la luce bianca di mezzogiorno e la cantilena dell'accento locale che ondeggia per le strade.
La mia vita, invece, è cambiata. Non vivo più da Wilma, mi sono trasferita in casa di Mister K. Con lui e Gatta mi sento in famiglia. Passiamo le serate a guardare i film pirata che lui compra compulsivamente, e a parlare di libri e di avvenire. La mia amicizia con Terry è sempre più salda, la sento tutti i giorni e la vedo spesso. Quando sono con lei lascio emergere il mio lato più selvatico, vado in spiaggia con the boys e resto in piedi fino a tardi la domenica notte, dopo la raggy night al Coco Lounge.
Ho smesso di lavorare Venerdì, e sono sollevata. La noia è finita. Queste ultime tre settimane sono state penose, e mi sono trovata ad andare in ufficio la mattina solo per l'assegno che avrei ricevuto a fine mese. Insomma una perdita di tempo, ma che mi copre i costi del Carnevale. Ora ho una una manciata di giorni per prepararmi. Il mio biglietto per il Brasile mi porterà via lunedì mattina, e devo pensare a fare le valigie. Si parte!
La mia vita, invece, è cambiata. Non vivo più da Wilma, mi sono trasferita in casa di Mister K. Con lui e Gatta mi sento in famiglia. Passiamo le serate a guardare i film pirata che lui compra compulsivamente, e a parlare di libri e di avvenire. La mia amicizia con Terry è sempre più salda, la sento tutti i giorni e la vedo spesso. Quando sono con lei lascio emergere il mio lato più selvatico, vado in spiaggia con the boys e resto in piedi fino a tardi la domenica notte, dopo la raggy night al Coco Lounge.
Ho smesso di lavorare Venerdì, e sono sollevata. La noia è finita. Queste ultime tre settimane sono state penose, e mi sono trovata ad andare in ufficio la mattina solo per l'assegno che avrei ricevuto a fine mese. Insomma una perdita di tempo, ma che mi copre i costi del Carnevale. Ora ho una una manciata di giorni per prepararmi. Il mio biglietto per il Brasile mi porterà via lunedì mattina, e devo pensare a fare le valigie. Si parte!
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