martedì 3 giugno 2008

mare e fiume

Eravamo su questa spiaggia bellissima. L'oceano, ovviamente. E le palme sotto cui stavamo seduti, all'ombra. Ma anche il fiume, lucido e verde, che arrivava da dietro e formava una pozza prima di infilarsi nel mare. Noi eravamo in questa striscia di sabbia fra le due acque, quella dolce e quella salata, a oziare nel pomeriggio. Una compagnia strampalata, ragazzi selvatici che bevevano rum e si arrampicavano come scimmie sulle palme alte 7-8 metri per buttare giu' le noci di cocco di cui bevevamo il succo. Io, Orisha e Clarissa in silenzio, a scrivere o a pensare o a lasciare che il tempo scorresse senza opporre resistenza. Il bagno nel fiume e' stato bello, nuotare contro corrente nella frescura, sentire il flusso dell'acqua accarezzare la pelle mentre mi immergevo per toccare il fondo. I ragazzi dicevano cose quasi incomprensibili nel loro slang indigeno. Uno di loro, un vecchio strabico con l'aria da pazzo, nel mezzo del suo balbettio mi ha guardata intensamente. Ha visto che ero assente, che ero altrove col pensiero, e qualcosa mi stava evidentemente crucciando. "Leave that woman behind", mi ha detto ieratico. Lasciati alle spalle quella donna perplessa, e viviti queste sensazioni. Il caldo, la brezza, il sapore dell'acqua di cocco. Il legno del tronco d'albero su cui sei seduta e le capriole aeree di quelli che giocano a calcetto sulla sabbia.

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