Sotto l'equatore il mondo è alla rovescia. Praticamente in tutti i sensi, anche in quelli più inaspettati. Uno degli aspetti destabilizzati della mia vita trinidina è infatti il capovolgimento inatteso di una delle cose che mi è sempre sembrata così stabile e immutalbile da non poter essere in alcun modo scalfita. Una cosa talmente strutturale del mio modo di essere da non aver mai nemmeno meritato una tematizzazione razionale. Ci ho messo tre mesi di isola per mettere a fuoco la portata del cambiamento di qualcosa di tanto prossimo. Il mio rapporto con i sessi.
Sarà la scuola femminile, sarà l'indole, sarà quello che volete, ma da sempre per me è estremamente naturale avere amiche ragazze. Ne ho un sacco, raccolte con cautela nel corso degli anni e adeguatamente custodite. Rapporti belli, profondi, fatti di dialoghi interminabili, riflessioni, rispechiamenti, complicità, legami, racconti e confessioni. Al contrario, è sempre stato più difficile per me avere amici maschi, che rappresentano più l'eccezione che la regola nella mia vita affettiva.
Qui mi sento destabailizzata dalla facilità e naturalezza con cui si innescano rapporti con i "maschi", e ancora di più da quanto siano difficili e inavvicinabili le ragazze. Ne ho fatti di sforzi. Ragazze dell'ufficio, ragazze incontrate a serate. Tutte gentili, tutte carine, ma poi non ti richiamano, non ti rispondono, non colgono le proposte. Con i ragazzi il contrario. Ti chiedono, ti chiamano, ti richiamano, ti passano a prendere, sono simpatici. Certo, la cultura della caccia alla femmina è piuttosto diffusa, ma non è sempre quello il punto. Tante volte sono semplicemente gentili e non si fanno tante paranoie sull'essere fraintesi. Se sei simpatica ti chiamano, punto.
Per me è un po' strano, non sono abituata. I rapporti con i ragazzi sono diversi. Non ci sono tante parole, per esempio. C'è sempre un po' di tensione, anche a livello giocoso. Una patina sottile di sensualità, che per me a volte è d'intralcio. Sarebbe così semplice avere amiche femmine, che posso chiamare in qualunque momento. Non mi sento altrettanto a mio agio a chiamare mister tal dei tali, anche se simpatico, e invitarlo a bere qualcosa per fare due chiacchiere. Immagino che le modalità di interazione siano anche un po' diverse, e che debba imparare a gestirle con naturalezza. Più vado avanti più mi accorgo di quanto quest'isola mi stia spogliando della mia architettura mentale di razionalità. Quella con cui per esempio vivo i miei soliti cristallini rapporti femminili. Basta parole, confessioni e compagnia bella, si cambia gioco. Solo umorismo, empatia, e saltuariamente un po' di elettricità da gestire con calutela.
giovedì 8 maggio 2008
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