Ieri ho avuto un assaggio di quello che sarà il Canevale 2009. Solo un assaggio: tutti mi hanno detto che quello che succede al Borrough Day di Point Fortin è solo un pallido simulacro del baccanal di Port of Spain, ma mi sarebbe potuto serive come aperitivo.
Point Fortin è all'estremo Sud dell'isola, dalla parte del Venezuela. Gwen mi è passata a prendere alle 11 di sera, siamo andate al punto di ritrovo, e dopo qualche birra di riscaldamento siamo tutti saliti sul solito pulmino-discoteca che ci ha riversato a Point Fortin alle 3 di notte. La città era gremita, carri di carnevale ovunque, il solito clash di fonti sonore in movimento, migliaia di persone ubriache, danzanti, provocanti, vibranti, urlanti. E un casino di polizia, mai vista tanta nella mia vita, centinaia di poliziotti armati di manganelli, pistole e mitra ad ogni angolo. Clarissa era stata chiara: "Tieni gli occhi aperti, è un'esperienza estrema. E qualcunque cosa succeda, non perdere mai di vista il tuo gruppo, che se ti trovi sola sono casini".
Tutto ruota intorno alle bands, cioè camion aperti che emanano soca a volumi da stordimento, seguiti da furgoni più piccoli con l'alcohol. La differenza principale col Canervale brasiliano è che tutti sono associati ad una certa band e la seguono danzando per le vie della città, vestiti come la band comanda. C'era la band rossa, tutti dietro in rosso. Quella dei frutti tropicali, tutti dietro con cappelli con frutti tropicali. Le band organizzano il trasporto e distribuiscono magliette tutte uguali agli affiliati, magliette che come vuole la tradizione abbiamo fatto a brandelli con le forbici e abbiamo tenuto indosso piene di strappi e buchi. Wining, wining, wining, ballare in continuazione appiccicati con questo movimento di bacino circolare, davanti, di dietro, acrobaticamente, camminando, in mucchio, a testa in giù. C'era gente vestita nei modi più disparati, la frontiera del cattivo gusto non esisteva più, tutto aveva un senso diverso. Giovani e vecchi, senza distinzione. Gente coperta di fango, di olio per le macchine, di piume. Musica ovunque, per ore ed ore ed ore fino al giorno dopo, ripetendo sempre le stesse canzoni soca che avevano un effetto ipnotico, come se stessimo vivendo sempre lo stesso momento, in continuazione, come se fossimo imprigionati in quella mattinata limpida, straniante e rovente. C'era anche la vernice, enormi secchi di vernice sparsi in giro in cui immergere mani e bottiglie per poi inseguirsi, spruzzarsi e sporcarsi a vicenda. Quella della nostra band era azzurra, ne ero talmente coperta che alla fine I looked like fucking strumpfette.
Eccola, la mia prima esperienza di jouvert, dal francese "joeux ouverts", festa inaugurale del Carnevale che inizia alle 4 di mattina e finisce l'indomani a giorno inoltrato. Abbiamo ballato, sfilato e camminato per tutta la notte, e per tutta la mattina, fino a mezzogiorno, quando il pulmino è ripartito verso Port of Spain. E questo mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca. Sarei dovuta rimanere, come voleva fare Gwen, l'amica di Clarissa che mi aveva portato. Questa donna di cinquant'anni ma con uno spirito da quindicenne che ballava come una pazza, che è arrivata a Trinidad da ragazza e si è messa a vivere con un rasta nella foresta senza acqua e senza luce, vivendo a fumo e "scodellando i ragazzini" nella sua capanna, che è capace ancora oggi di reggere quarantotto ore di festa intensa e initerrotta bevendo ballando facendo casino indifferente al trascorrere delle ore. Lei me l'ha suggerito, "Non prendiamo il pulmino, restiamo qui per un secondo giorno, qualcosa si organizza per la notte, non ti preoccupare". E io benchè esausta ero tentata, non avevo altri piani per il weekend e restare mi sembrava eccitante. E poi me l'ero ripromessa ultimamente. Mai lasciare una festa prima della fine, il bello spesso arriva dopo.
Ma poi i ragazzi con noi mi hanno dissuasa. Sei pazza, come puoi pensare di restare sola con lei, questa è folle, se ne va in qualucnuqe momento, e se ti trovi sola che fai? Bianca e sola in mezzo a questi centinaia di ubriachi, violenti, nel post-jouvert... Non restare, dacci retta, non è safe. E così sono tornata, ho preferito la prudenza. E poi mi sono pentita, perchè era probailemnte solo una questione di lasciare trascorrere qualche ora, reggere al sonno, e poi in serata la festa bella sarebbe ricominciata, c'era altra gente da Port of Spain che conoscevo che sarebbe arrivata. Sì, avrei dovuto tenere d'occhio Gwen e non perdermi, starle attaccata tutto il tempo, lei oramai è più selvaggia dei locali, si sa difendere. Sarebbe stato disttruttivo ma probabilemnte ne sarebbe valsa la pena, sarebbe stata un'esperienza, e invece sono vigliaccamente rientrata. Le ho detto Se troviamo un ragazzo che resta con noi resto, se no ho paura. Tutti volevano tornare, tutti erano stanchi tranne noi due. Occasione persa.
You live and you learn, come mi dice sempre Emma. Me lo prometto ancora. Mai lasciare una festa prima della fine. Magari la richiamo e ci esco qui a port of Spain, mi piace la sua energia. Ho voglia e bisogno di esaurirmi finiscamente. Di scaricare tutto il nero dentro di me nel nero della notte.
domenica 4 maggio 2008
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