giovedì 18 dicembre 2008

Parang

Sarebbe ingiusto dire che a Trinidad si ascolta solo Soca e un po' di defunto Calypso. Esiste anche un altro genere musicale che infesta strade e radio nel periodo pre-natalizio. Si chiama Parang, ed e' per quanto mi riguarda l'unica nota ispanica e vagamente latino-americana che e' riuscita a penetrare questa cultura altrimenti escusivamente afro-indiana.

Il Parang e' un'allegra musichetta caraibica, si canta in spagnolo e si suona con un chitarrino tutto vibrante, maracas e coretti femminili che dimenano in sincronia le lunghe gonne colorate. L'elenco completo degli strumenti musicali e' (in inglese): guitar, cuatro, mandolin (bandolin) , violin, cello (violoncello), bandol (bandola), box bass, tambourine, clapper, toc-toc (claves), wood block pollitos, tiple, scratcher (güiro) and maracas (chac-chac or shak-shak). Sfido chiunque a conoscerli tutti. Il Parang intona temi natalizi, per lo piu'. Fa un effetto molto strano sentir cantare di spiriti di Natale e stelle comete su questi ritmi tutti spagnoleggianti, danzerecci e scoppiettanti. Ma d'altra parte e' anche strano vedere aghi di pino e stelle di Natale di plastica adornare sontuosamente strade e negozi quando ci sono 30 gradi all'ombra.

A quanto pare il Parang e' diffuso in tutta la regione. Il nome e' un calco storpiato dalla parola "parranda", cioe' l'azione del "parrandero" di andare in giro di casa in casa minacciando di cantare a squarciagola se non gli si offre una buona porzione di cibo. Insomma una specie di "trick or treat" halloweeniano, in versione adulta e ridanciana per i popoli ispanici delle isole del Caribe. E in questo proliferare di scherzi e canzoni, ne e' nato un genere musicale molto gradevole da ascoltare che e' arrivato fino a Trinidad attraverso il Venezuela. Un altra versione della storia e' che il Parang sia la musica sviluppata dai nativi trini, che qui sono chiamati Carib ed hanno fattezze indigene, a contatto con la cultura francese-creola delle conquiste.

Ogni anno l'ultimo lunedi' prima di Natale c'e' un grande concerto di Parang a Paramin, un villaggetto tra le montagne considerato la patria ufficiale del Parang, dove c'e' una grande concentrazione di Caribs e (dicono) di bellissime donne. Io putroppo non ci sono potuta andare. Magari l'anno prossimo? ;)

martedì 16 dicembre 2008

Felix The Cat

Abbiamo un gattino! Regalo di compleanno per Mister K, che si e' trovato a sorpresa un'altra bocca da sfamare... Felix Terence Raingold Salsi Ragobar, altrimenti detto The Professor.

E' un batuffolino piccolissimo, con il pelo a chiazze bianche e nere (oddio, bianche e tigrate), gli occhi azzurri e un musino addolutamente adorabile. Era stato abbandonato con i suoi due fratellini al margine della strada, e prontamente salvato da un'amante degli animali che poi ha messo un annuncio sul sito del gruppo Animal Welfare. Quando me li ha portati a casa sono impazzita per sceglierne uno: erano tutti e tre bellissimi... Ma alla fine non ho potuto che prendere Felix, il piu' bello e il piu' vispo, che mi ha guardata negli occhi a lungo come per dire "E tu chi saresti?".

E ora e' tutta un'avventura. Salta, corre, gioca tutto il giorno. Si nasconde sotto i mobili, scala le pendici del letto, da' la caccia ai nostri piedi e ai nostri nasi. Gli abbiamo anche fatto una cuccia, che miracolosamente lui usa, anche se i gatti di solito non vanno mai dove gli si dice di andare. Infatti all'inizio non voleva entrare nel suo cestino, ma poi abbiamo usato un trucco: l'abbiamo coperto con una vecchia maglietta di modo che fosse riparato, e ora lui ci sgattaiola sempre. Crede che quando sta dentro al cestino sia irraggiungibile, e noi lo lasciamo nella sua beata illusione. E poi ovviamente lo facciamo giocare con la corda, che lui insegue, afferra e morde come un fiero leoncino.

Chi lo dice che i gatti non sono affettuosi? Basta educarli al contatto umano, e loro rispondono e ti cercano per giochi e carezze. Ha gia' imparato a fare la pipi' nella sua cassettina, a smettere di fare qualcosa quando gli si dice "No!", a riconoscere il suono della ciotolina con la pappa. E a volte viene quando lo chiami. Non male per un micino di due mesi, vero?

domenica 7 dicembre 2008

The perfect night II

Venerdì notte è cominciata alle 9 di sera a Paprika, bevendo un bicchiere di vino con una coppia di giovani giornalisti appena sbarcati a Trinidad per scrivere un libro. Ed è finita alle 11 del mattino seguente, dopo aver mangiato una cheese cake nel parcheggio di Ellerslie Plaza con Terry per un ultimo sugar rush che ci consentisse di riuscire ad arrivare sane e salve fino a casa senza addormentarci in macchina. Una notte infinita in cui ha fatto, visto, conosciuto mile nuovi posti e persone, in un caleidoscopio di impressioni impossibili da sintetizzare. Come quando ci siamo avventurati nelle rovine del vechio hotel scomparso nella foresta, e abbiamo fatto foto artistiche in cui noi eravamo solo ombre contro il muro di vegetazione che mangiava le colonne. O quando ci siamo trovate al club 51 senza aver ben capito chi avesse pagato il nostro ingresso e le nostre birre e abbiamo ballato e ballato e ballato con gli amici Venezuelani che conoscevo solo per telefono. O quando Ferdinando mi raccontava in Spanglish della sua bambina di quattro anni che lo aspetta a Città del Messico, e il suo amore segreto per una ragazza che ha conosciuto in Brasile e la sua solitudine di viaggiatore che lo fa struggere di nostalgia di casa quando naviga, e di nostalgia del mare quado è a casa, mentre l'alba saliva su S. James e il cielo era color cobalto. Quando siamo arrivate allo Squeeze giallo giusto per fare un saluto e siamo state inghiottite e rapite dalle urla e dalle risate di quello strano gruppo di amici di amici di amici. Quando ho incontrato a sorpresa Sissy e Felix e ci siamo abbracciati nel rumore. Quando a Macaripe alle sette del mattino questo ragazzo che non avevo mai visto nella mia vita ha deciso che io era la persona a cui in quel momento lui voleva dire tutti i suoi segreti, e mi ha raccontato della sua sessualità e dei suoi desideri e di sua madre e suo padre e dei suoi fallimenti e attese e insicurezze sul suo corpo, sulla sua mente, sulla sua esistenza intera e io lo ascoltavo e lo capivo mentre le onde mi scrosciavano davanti. Quando ho conosciuto Kuss e non mi ricordo di cosa abbiamo parlato ma lui era gentilissimo. O quando ci siamo arrampicati su quella scala arrugginita e siamo saliti sul tetto della casa rotta a picco sul mare e abbiamo guardato l'orizzonte in silenzio. Quando abbiamo camminato stanchi e sporchi nella Bamboo Cathedral e ha cominciato a piovere a dirotto. Oppure quando Terry mi è passata a prendere alle 9 di sera, mi ha urlato buongiorno principessa e mi ha lanciato da oltre la siepe il mio regalo di Natale.

mercoledì 3 dicembre 2008

Bivio

Immobile e divisa
da forze brutali,
contrarie ed uguali.
Il punto di svolta:
quei tre scalini neri.

Invischiata in fango e miele,
osservo la clessidra
e correggo il mio respiro.

martedì 2 dicembre 2008

Pensiamo alle cose belle

Ieri pomeriggio ho pensato che l'unica cosa che poteva tirarmi un po' su era un gelato italiano. Mi sono fatta mezz'ora a piedi per arrivare fino al negozio, a Ellerslie Plaza. Pioveva pure. All'arrivo scopro che ho dimenticato il portafoglio a casa. Mierda. Chiedo scettica se facciano credito. Ovviamente no. "Davvero davvero? Non posso portare i soldi domani?" "No signorina". Certo, capisco. Sono regole decise a priori, inutile insistere col povero commesso. Faccio per andarmene. Dovevo avere una faccia veramente delusa perche' lui mi richiamasse e mi dicesse: "Senti, ci metto i soldi di tasca mia, e poi tu me li riporti domani'. Non ci potevo credere. Un angelo. Forse il genere umano non e' tutto da buttare via.

lunedì 1 dicembre 2008

Rouge Zen

Blinking red light
lighting me
deleting me.

Me - cherry lips
berries and vodka fingers.

Buddahs are on fire.
Inside -
anger only.

Bitterness

There are two kinds of experiences.
The ones that make you grow.
The ones that make you age.
This island made me age.